Just Transition Fund a Taranto: “Due bandi non bastano per ripartire”
D’Amato e Mariggiò: “Serve un piano condiviso”

Dopo anni di attesa e ritardi, anche Taranto inizia a muovere i primi passi concreti nell’ambito del Just Transition Fund (JTF). Nella giornata del 24 luglio, alla Camera di Commercio si è tenuto il primo incontro pubblico per la presentazione dei bandi PIA e MiniPIA, formalmente pubblicati lo scorso 5 luglio e destinati a sostenere le imprese della provincia.
L’iniziativa rappresenta una tappa importante per l’attuazione del fondo europeo, ma ha anche evidenziato alcune criticità che rischiano di compromettere l’efficacia dell’intero programma. A sottolinearlo sono stati, tra gli altri, Rosa D’Amato, commissaria regionale di Europa Verde/Alleanza Verdi e Sinistra, e Gregorio Mariggiò, co-portavoce provinciale dello stesso soggetto politico.
Nonostante le risorse previste – circa 796 milioni di euro complessivi, di cui il 70% dovrà essere speso entro il 31 dicembre 2026 – permangono ritardi nella programmazione. Dal regolamento europeo sul JTF (approvato quattro anni fa) alla pubblicazione dei bandi, si sono susseguiti passaggi rallentati, tra cui la lunga interlocuzione tra Autorità di Gestione e Organismo Intermedio, e l’approvazione del piano esecutivo da parte della Commissione Europea.
D’Amato e Mariggiò hanno sollevato dubbi sulla reale capacità dei bandi attuali di intercettare i bisogni del territorio. Tra le proposte avanzate figurano:
- l’attivazione di un bando pubblico di pre-incubazione per raccogliere idee progettuali in ambiti come ambiente, cultura, sociale, turismo e green economy;
- la creazione di un incubatore ionico permanente, fisico e digitale, per accompagnare le idee imprenditoriali;
- l’introduzione di un vincolo di permanenza decennale per le imprese che accedono ai fondi, al fine di evitare una presenza temporanea e speculativa sul territorio;
- la revisione della modalità “a sportello” dei bandi, giudicata penalizzante per chi non dispone già di strutture tecniche pronte alla candidatura.
“Non si può parlare di transizione giusta con due bandi e qualche webinar”, sottolineano D’Amato e Mariggiò che chiedono “un ecosistema reale di supporto e accompagnamento”. Il timore è che, senza strumenti di democrazia progettuale e inclusione, le risorse disponibili finiscano per accentuare le disuguaglianze già esistenti nel tessuto economico e sociale locale.
Il Just Transition Fund, spiegano, rappresenta una delle opportunità più importanti degli ultimi decenni per trasformare radicalmente l’economia di Taranto, ma per farlo servono strumenti efficaci, trasparenti e orientati alla partecipazione reale. Solo così la “transizione giusta” potrà diventare realtà, e non restare uno slogan.