Adolfo Urso
Adolfo Urso

Il Governo mette fine alle voci di uno “spezzatino” del gruppo ex Ilva e rilancia sul progetto unitario di riconversione ambientale. Ma nei siti di Acciaierie d’Italia la tensione resta altissima: i sindacati annunciano lo sciopero nazionale del 16 ottobre, mentre la politica si divide e i lavoratori chiedono risposte concrete.

“Siamo contro lo smembramento del gruppo ex Ilva – ha dichiarato Adolfo Urso, ministro delle imprese e del Made in Italy, rispondendo in Senato a un’interrogazione –. Il Governo lavora a un progetto unitario con un processo rapido di riconversione ambientale. È falso che stiamo creando una bad company e una good company: non esiste alcuna scissione, ma una negoziazione che punta alla piena decarbonizzazione e a una produzione di 6 milioni di tonnellate l’anno”.

Parole che arrivano in un momento di forte tensione. Fim, Fiom e Uilm hanno avviato le assemblee dei lavoratori in vista della mobilitazione che a Taranto culminerà con un corteo dal siderurgico a Palazzo di Città, dove sarà consegnato un documento al sindaco Piero Bitetti.

“Il capitale pubblico deve garantire la transizione ecologica e la salvaguardia dei livelli occupazionali. Non accetteremo lo spezzatino del gruppo”, ribadiscono i sindacati.

A preoccupare ulteriormente è l’aumento dei lavoratori in cassa integrazione straordinaria, passati da 3.062 a 4.450 unità. “Serve la riconvocazione del tavolo a Palazzo Chigi il silenzio del governo è inaccettabile”, denunciano le sigle metalmeccaniche.

Sul piano politico, lo scontro è frontale. Il senatore del Pd Francesco Boccia attacca duramente: “Urso non è venuto in Aula a rispondere ma a insultare la nostra intelligenza. In tre anni il governo ha presentato solo piani irrealistici, come la ‘panzana’ di Baku Steel”.

Critico anche il Movimento 5 Stelle: per il senatore Mario Turco, le parole del ministro rappresentano “una presa in giro”.

Il bando per la cessione di Acciaierie d’Italia si è chiuso con dieci offerte, ma solo due riguardano l’acquisizione dell’intero gruppo: Bedrock e Flacks Group–Steel Business Europe. La prima prevederebbe però appena 2.000 occupati a Taranto e poco più di 1.000 negli altri stabilimenti, a fronte di circa 10.000 lavoratori complessivi: 7.000 potenziali esuberi.