Ex Ilva, PD Grottaglie: “Il funerale della siderurgia italiana”

La vicenda dell’ex Ilva ha superato da tempo la soglia dell’emergenza. Il Governo naviga a vista mentre la più grande acciaieria del Paese scivola verso una paralisi industriale che mette a rischio l’occupazione, la produzione e la tenuta sociale di intere comunità.
Non stupisce, allora, che si parli di una “chiusura mascherata”: il piano presentato dall’Esecutivo appare come l’ennesimo tentativo di scaricare il peso della crisi su chi ha già pagato abbastanza. E anche i numeri non lasciano spazio alla fantasia: cokerie ferme, migliaia di lavoratori in cassa integrazione o impegnati in non meglio specificate attività di formazione, impianti bloccati, risorse vaghe e un orizzonte industriale sempre più sfocato.
Nel frattempo, la trattativa per la vendita si era già trasformata in un labirinto di promesse non mantenute e interlocuzioni fallite. Dopo i casi Baku Steel e Jindal, evocare nuovi investitori extra-UE non basta a mascherare l’assenza di una direzione. Anche la decarbonizzazione potrebbe diventare una reale opportunità, ma soltanto dentro un progetto industriale che metta in equilibrio salute e lavoro, senza sacrificare né l’una né l’altro.
Una transizione di questa portata non si realizza lasciando i lavoratori fuori dai cancelli ma costruendo una visione tecnologica e produttiva chiara, sostenuta da un intervento pubblico temporaneo e responsabile. Se, al contrario, le organizzazioni sindacali hanno interrotto il confronto, è perché siamo giunti alla fine di un percorso durato tre anni in cui la gestione dell’ex Ilva è stata lasciata oscillare tra annunci, rinvii e improvvisazioni, fino a trasformarsi in uno dei più gravi fallimenti industriali della storia recente.
Il Partito Democratico di Grottaglie esprime pieno sostegno alle mobilitazioni indette da Fiom, Fim e Uilm: è indispensabile fermare lo smantellamento in corso, pretendere il ritiro immediato del piano governativo e riaprire un confronto serio.
E una cosa dev’essere chiara: se, dopo tutti questi mesi, il Ministro Urso non è stato in grado di produrre neppure uno straccio di avanzamento concreto verso la soluzione della crisi, è tempo che si assuma le responsabilità politiche e rimetta il mandato.