Adolfo Urso
Adolfo Urso

Durante l’intervento al Tavolo Ilva in corso al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il ministro Adolfo Urso ha affrontato la questione della possibile nazionalizzazione del siderurgico di Taranto, escludendola sulla base dei vincoli costituzionali.

“Quando si parla di nazionalizzazione, quindi di esproprio di un’attività produttiva, io vorrei riportare l’attenzione sulla nostra Costituzione: è su quella che ho giurato”, ha affermato Urso, secondo quanto si apprende da fonti ministeriali. Il ministro ha quindi letto ad alta voce l’articolo 43 della Costituzione italiana, sottolineandone la portata normativa.

“L’articolo 43 è molto chiaro”, ha spiegato il titolare del Mimit illustrando il passaggio in cui si specifica che la legge può riservare o trasferire imprese allo Stato o ad enti pubblici “a fini di utilità generale”, ma solo se si tratta di “servizi pubblici essenziali, fonti di energia, situazioni di monopolio” e se presentano “carattere di preminente interesse generale”.

Secondo Urso, il caso dell’ex Ilva non rientra in alcuna di queste categorie. “L’Ilva non è un servizio pubblico essenziale, non riguarda le fonti di energia né configura una situazione di monopolio”, ha ribadito lasciando intendere che un eventuale intervento statale al di fuori di questi limiti non sarebbe giustificato dalla Carta costituzionale.

Il chiarimento arriva in un momento di intenso confronto sul futuro dell’impianto siderurgico e sulle soluzioni percorribili per garantirne la continuità produttiva e la sostenibilità, sia economica che ambientale.