Urso: “Taranto deve favorire l’accoglienza industriale, non respingerla”
Il ministro: “Serve un contesto favorevole o le imprese andranno altrove. Non si può solo chiedere, bisogna anche contribuire a costruire”

“Bisogna creare il contesto favorevole all’accoglienza. Se il contesto locale è respingente o contrario all’industria, ci sono tanti altri luoghi”. Con queste parole, Adolfo Urso, ministro per le imprese e il Made in Italy, ha lanciato un chiaro messaggio al territorio tarantino intervenendo al convegno organizzato in Senato da Confindustria Taranto per illustrare progetti imprenditoriali dedicati al rilancio dell’area jonica.
Il ministro ha richiamato la necessità di una collaborazione attiva tra istituzioni e imprese: “Se ci sono freni nella localizzazione delle aree, se non tutti gli attori fanno la loro parte, ci sono altre aree del Paese, dell’Europa e del mondo dove si trovano più facilmente soluzioni. Non si può solo chiedere, bisogna anche lavorare; non si può solo ostruire, bisogna anche contribuire a costruire”.
Urso ha poi affrontato il tema della riconversione dell’ex Ilva, sottolineando che “il polo del preridotto verosimilmente si dovrà insediare in un’altra area del Mezzogiorno” dopo che il Comune di Taranto ha espresso in documenti ufficiali la propria contrarietà alla nave rigassificatrice. “È una decisione del territorio, che rispettiamo, ma le conseguenze sono chiare”, ha osservato.
Il ministro ha ricordato che la gara per la cessione dell’ex Ilva è ancora in corso e presenta “condizioni sfidanti, quelle della più veloce decarbonizzazione”. Un processo che, secondo Urso, “comporterà una riduzione significativa dell’occupazione in poco tempo, e che va gestita con una strategia condivisa per offrire nuove opportunità ai lavoratori”.
Tra gli effetti del no alla nave rigassificatrice, Urso ha evidenziato anche “una conseguenza positiva”: la disponibilità di “almeno 130 ettari di aree libere che non necessitano di bonifica immediata”, cui potrebbero aggiungersi altri spazi interni al porto, mai utilizzati da chi ha gestito lo scalo. “Chiedo all’Autorità Portuale di impegnarsi a valorizzarle. Mi chiedo se la mancata crescita del porto non sia dipesa anche da interessi legati alla gestione di altri scali vicini”, ha concluso.