Ex Ilva, M5S: “Acciaieria in coma, decreto vuoto e pericoloso”
Il Movimento 5 Stelle di Taranto esprime una dura critica nei confronti del nuovo provvedimento governativo noto come nono decreto “Salva Ilva”, definendolo “un’ennesima scatola vuota”. In una nota ufficiale, i portavoce pentastellati giudicano il decreto “inefficace” e ritengono che esso perpetui l’attuale crisi ambientale e occupazionale della città jonica.
L’intervento richiama le dichiarazioni rilasciate in Senato dal vicepresidente del M5S, Sen. Mario Turco, durante la discussione sul provvedimento. “L’acciaieria è in coma – ha detto Turco – perde oltre 100 milioni di euro al mese e oltre 4.000 lavoratori sono in cassa integrazione straordinaria. Dal 2023, lo Stato ha speso più di 1,7 miliardi di euro pubblici per sostenere un impianto a carbone privo di futuro. Oggi se ne aggiungono altri 200 milioni, senza chiarezza sulla loro destinazione”.
Il M5S contesta anche la nuova Autorizzazione Integrata Ambientale, concessa – secondo il Movimento – nonostante i pareri negativi espressi da ISS, ARPA Puglia e Ordine dei Medici. Tra gli aspetti maggiormente criticati vi è la prevista riaccensione di quattro altiforni, la trasformazione dell’AFO2 in un inceneritore per plastiche e un incremento della produzione a carbone fino a sei milioni di tonnellate annue.
“Si tratta della conferma di un ciclo industriale obsoleto – si legge nella nota – che non garantisce un futuro alla siderurgia e che continua a far pagare a Taranto il prezzo di scelte politiche discutibili”.
Il Movimento critica inoltre la cancellazione del bando PNRR da un miliardo di euro destinato all’idrogeno verde, introdotto durante il secondo Governo Conte, sostituito da nuovi investimenti in fonti fossili, come gas e rigassificatori. Una decisione, secondo i parlamentari pentastellati, finalizzata ad aggirare le sentenze delle Corti europee in materia di tutela della salute e dell’ambiente.
Infine, il M5S Taranto ribadisce le proprie proposte alternative:
- chiusura dell’area a caldo e delle fonti inquinanti;
- piano di reimpiego e tutela dei lavoratori;
- riconversione economica, industriale e sociale del territorio;
- monitoraggio costante e istituzione di una Valutazione Integrata d’Impatto Ambientale e Sanitario;
- destinazione delle risorse del Piano di riarmo (circa 10 miliardi) alla riconversione di Taranto.
“Siamo stanchi di essere sacrificati Taranto merita un futuro diverso. E continueremo a batterci, in ogni sede, affinché quel futuro diventi realtà”, concludono i portavoce.