Trovato un primo punto d’intesa sulla decarbonizzazione dell’ex Ilva. Al tavolo convocato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con la partecipazione dei ministri Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin, degli enti locali e del commissario dell’Autorità di sistema portuale, è emersa una convergenza su tre forni elettrici in sostituzione degli impianti a carbone. Resta invece sospesa la decisione definitiva sulla collocazione del polo Dri.

Il Ministero ha affidato ai commissari di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria il compito di integrare questi obiettivi nell’aggiornamento della gara in corso, rendendo vincolanti i termini perentori e considerandoli base per la revisione dell’Aia.

La firma dell’accordo interistituzionale non è ancora arrivata, ma si è stabilito di fissare una nuova riunione il 12 agosto. Tale scadenza consentirà agli enti locali di consultare i rispettivi organi e formalizzare le proprie posizioni sia sul piano di decarbonizzazione, sia sull’eventuale localizzazione alternativa del polo Dri, in una prospettiva di sostenibilità e autonomia strategica nazionale.

La sorpresa della giornata è stato il ritorno di Piero Bitetti, sindaco di Taranto, che solo pochi giorni fa aveva annunciato le proprie dimissioni parlando di “inagibilità politica”. Dopo essere stato contestato da gruppi ambientalisti durante un incontro pubblico, il primo cittadino ha deciso di presentarsi a Roma, dichiarando apertamente la propria contrarietà all’intesa: “Non ho firmato nulla. Sono senza penna”.

“Il cambiamento non si predica, si realizza con scelte concrete”, ha affermato Bitetti sottolineando che “Taranto non sarà più una zona di sacrificio”. Ha poi aggiunto: “Non solo non abbandono la nave, ma intendo esserne il comandante. La mia presenza qui è un segno inequivocabile che sono più motivato di prima”. Il sindaco ha inoltre denunciato alla Questura intimidazioni ricevute lo scorso 28 luglio.

Il Comune di Taranto ha avanzato una propria proposta tecnica, alternativa rispetto ai due scenari presentati dal ministro Urso. Il piano prevede tre forni elettrici e un impianto Dri destinato alla produzione di preridotto, da utilizzare direttamente nei forni. Tuttavia, fonti tecniche rilevano già possibili criticità legate all’elevato fabbisogno energetico, che potrebbe raggiungere i 2,3 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

A frenare ulteriormente l’intesa, le riserve espresse dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che prima di prendere parte all’incontro aveva dichiarato: “La garanzia occupazionale oggi non c’è. Senza il sì dei sindacati io non firmerò”.

Nel frattempo, la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva il decreto ex Ilva con 139 voti favorevoli, 85 contrari e 5 astenuti. Il provvedimento prevede uno stanziamento massimo di 200 milioni di euro per interventi urgenti sugli impianti in amministrazione straordinaria. Ora l’attenzione si sposta sulla procedura di gara e sulla scelta del futuro partner industriale chiamato a una sfida complessa, che riguarda non solo l’innovazione tecnologica, ma anche l’equilibrio sociale e ambientale del territorio.