Crisi idrica in Puglia: dighe vuote e impianti rotti mettono in ginocchio l’agricoltura
Impianti fatiscenti, dighe vuote e condotte rotte aggravano la crisi idrica in tutta la Puglia

La stagione irrigua in Puglia non è ancora partita. I campi restano a secco in tutta la regione, con una situazione particolarmente critica nel Foggiano e nel Barese, dove le dighe risultano vuote, e nella provincia di Taranto, dove gli impianti risultano gravemente danneggiati o fermi. L’intero sistema dipende in larga parte dalle riserve idriche della Basilicata, rendendo il quadro ancora più fragile.
A segnalare l’allarme è Coldiretti Puglia, in vista del tavolo regionale di crisi idrica convocato per il 21 maggio dall’assessore Donato Pentassuglia, nel quale saranno presentate proposte operative per contrastare la grave carenza d’acqua.
Secondo Coldiretti, gran parte delle piogge finisce nei 230mila chilometri di canali sparsi per il Paese, per poi confluire direttamente in mare. Questo fenomeno ha ripercussioni drammatiche su ampie zone della provincia di Taranto, incluse quelle che si estendono dal confine lucano fino a Massafra, le aree settentrionali di Laterza, Mottola e Martina Franca, servite da acquedotti rurali, e la zona che da Taranto giunge fino a Manduria e Avetrana, dove l’approvvigionamento dipende dalla diga del Pappadai, tuttora non attiva.
“La dispersione idrica supera l’80% dell’acqua prelevata a monte, a causa della condizione fatiscente delle infrastrutture”, ha denunciato Coldiretti, attribuendo la responsabilità all’obsolescenza e alla mancanza di manutenzione delle reti.
Il sistema irriguo del tarantino continua a dipendere fortemente da due bacini lucani: la diga di Monte Cotugno sul fiume Sinni e la diga di San Giuliano sul Bradano. “La crisi di uno solo di questi invasi è sufficiente a bloccare tutta la rete”, avverte Coldiretti. Nel 2023 le condotte trasportavano circa 1.000 litri al secondo ciascuna, ma nel 2024 i flussi si sono ridotti drasticamente, fino a interrompersi per settimane.
In Capitanata, la diga di Occhito e il comprensorio del Fortore restano inattivi. Il 15 maggio è iniziata l’irrigazione nel comprensorio sinistra Ofanto con soli 600 metri cubi per ettaro, considerati quantitativi minimi. I dati forniti da ANBIindicano che, al 13 maggio 2025, le dighe della Capitanata contenevano 112 milioni di metri cubi d’acqua, contro i 189 milioni dello stesso periodo del 2024.
“La siccità è una minaccia reale per le prossime campagne e rischia di rallentare pesantemente gli investimenti”, ha affermato il presidente di Coldiretti Puglia, Alfonso Cavallo, sottolineando che le attuali riserve sono quasi dimezzate rispetto al 2024, già considerato un anno critico. “Gli agricoltori temono una nuova emergenza, anche più grave della precedente, che ha causato oltre un miliardo di euro di danni”, ha aggiunto, sollecitando l’avvio di un piano invasi per garantire risorse idriche stabili e contrastare gli effetti della crisi climatica.
Sulla necessità di completare le infrastrutture esistenti è intervenuto anche Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia: “È fondamentale ripartire dagli interventi incompiuti, come la diga di Saglioccia, mai entrata in funzione, e la diga del Pappadai, che potrebbe convogliare 20 miliardi di litri di acqua per usi irrigui e potabili, servendo l’Alto Salento ancora dipendente da pozzi e autobotti”.
Coldiretti ha inoltre sollecitato l’esecutivo ad accelerare l’erogazione degli aiuti assicurativi e a riformare il sistema di gestione del rischio, evidenziando come il valore assicurato per le produzioni agricole nel 2024 abbia raggiunto i 10 miliardi di euro, coinvolgendo circa 65mila imprese.