Ex Ilva, salta accordo: tutto rinviato. Emiliano attacca: “Taranto abbandonata”
Tensioni tra politica, enti e sindacati, se ne riparlerà il 31 luglio. Intanto, il Mimit istituisce una commissione tecnica

Nessuna decisione definitiva sull’ex Ilva. L’incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy si è concluso con la firma di un verbale che rinvia la scelta al 31 luglio, istituendo nel frattempo una commissione tecnica incaricata di fornire maggiori elementi di valutazione rispetto agli scenari in campo. È quanto comunicato ufficialmente dal Mimit.
Il clima resta teso, come confermano le parole del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che ha denunciato l’assenza del Parlamento e dei partiti sul tema: “Ci hanno lasciato con il cerino in mano. L’unica eccezione è il Pd di Elly Schlein”. Emiliano ha evidenziato come “l’accordo di programma deve ancora maturare negli enti locali”, sottolineando che il sindaco di Taranto si trova “a dover chiedere altri anni di sacrifici ai suoi cittadini mentre le fonti inquinanti restano attive”.
Tra i nodi critici, anche il rigassificatore, su cui Emiliano ha chiesto chiarezza: “Non sappiamo nemmeno se può essere ormeggiato secondo le leggi attuali. Il gas è necessario per la decarbonizzazione, ma non parliamo di navi come se fossero totem”.
Nel frattempo, undici consiglieri comunali di maggioranza a Taranto, espressione di forze come Pd, Demos, Avs, Con, Democrazia Cristiana, Partito Liberal Democratico e Unire Taranto, hanno chiesto al sindaco Piero Bitetti di non firmare l’accordo senza un passaggio in Consiglio comunale, rivendicando il diritto della città a partecipare alle decisioni: “Taranto non può più essere costretta a scegliere tra lavoro e salute. Serve una svolta condivisa e giusta”.
Duro anche il commento della senatrice Sabrina Licheri (M5S) che ha definito l’azione del governo “incapace e priva di visione”, accusando l’esecutivo di “riproporre un modello produttivo fossile, in contrasto con salute e ambiente”.
Sul fronte sindacale, Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, ha ribadito che “senza manutenzioni e risorse non c’è sicurezza. La transizione si fa con i lavoratori e serve una gestione pubblica”. Per la Fiom, la strada è “un piano di transizione affidato a un’azienda a capitale pubblico, con investimenti certi e tempi rapidi”.
Il prossimo appuntamento è fissato per il 31 luglio, data entro cui la commissione tecnica dovrà fornire un quadro aggiornato delle opzioni industriali, ambientali e occupazionali. Ma sul futuro dell’ex Ilva, intanto, restano inalterati i dubbi, le tensioni e le spaccature.