Ex Ilva, Di Bello attacca il Governo: “Fermate questa follia industriale”

“Taranto ha già pagato abbastanza.” Il consigliere comunale Mirko Di Bello interviene con parole nette nel dibattito sulla nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l’ex Ilva, sottolineando come il territorio jonico non possa più essere sacrificato in nome di un modello industriale che considera ormai superato.
L’iter autorizzativo è ancora fermo al Parere Istruttorio Conclusivo, passaggio tecnico preliminare all’eventuale concessione ufficiale dell’AIA. Tuttavia, il clima è già particolarmente teso: per la prima volta, tutti gli enti locali coinvolti, Comune di Taranto e Regione Puglia in testa, hanno espresso un chiaro parere contrario.
Secondo Di Bello, tale posizione dovrebbe rappresentare un punto di svolta. “Il rifiuto di una fabbrica inquinante, che compromette la salute pubblica, non può essere considerato una presa di posizione ideologica. È una necessità. Troppo spesso si è accettato di bilanciare la tutela della vita umana con la produzione industriale, ma questa equazione è inaccettabile”.
Il consigliere evidenzia i rischi legati all’eventualità che la produzione venga riportata fino a sei milioni di tonnellate annue, ribadendo il proprio dissenso: “Nel 2025, parlare di una produzione a carbone è anacronistico. Si tratta di un’idea superata, che ci ha condotti esattamente alla condizione attuale: una città sfiduciata e stanca”.
Di Bello respinge con decisione anche ogni tentativo di “compensazione” economica o infrastrutturale: “In questi giorni ho sentito parlare di treni, aerei, opere sostitutive, ma nulla può compensare il sacrificio di un’intera comunità. Il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione ed è un principio irrinunciabile, per noi e per le generazioni future. I servizi di mobilità e infrastrutture sono diritti, non privilegi”.
Sul piano sanitario, Di Bello denuncia inoltre l’insufficienza delle valutazioni effettuate: “Non si può ignorare chi ha lavorato nella fabbrica, esposto ogni giorno a pericoli enormi. Serve un cambio di paradigma, costruendo modelli alternativi che offrano un futuro sostenibile. Taranto ha bisogno di molto di più della sola industria pesante”.
Infine, una riflessione sul malessere sociale: “I cittadini hanno perso fiducia, e non senza motivo. Le promesse fatte sono rimaste spesso inadempiute. Ora chi ha ruoli di responsabilità deve parlare con chiarezza e coraggio. È il momento di mettere al centro il bene comune: questa è una battaglia di coscienza”.