ArcelorMittal: Lunedì 30 firma accordo tra Stato e Invitalia

CRONACA
29.11.2020 13:06


Quello che firmeranno domani ArcelorMittal e Invitalia non sarà un vero e proprio nuovo contratto, ma un accordo ulteriore che irrobustisce quello già raggiunto il 4 marzo scorso, quando si evitò la prosecuzione del contenzioso giudiziario che ArcelorMittal a novembre 2019 aveva aperto sul contratto di fitto minacciandone la rescissione. Come allora fu stoppato il conflitto al Tribunale di Milano, così domani si darà ulteriore seguito a quella intesa. Si formalizzerà l’ingresso dello Stato - già enunciato nell’accordo di marzo - si eviterà che ArcelorMittal possa azionare la clausola del recesso pagando una penale di 500 milioni e si metterà in carreggiata l’approfondimento di merito sul piano industriale e ambientale e la trattativa con i sindacati sugli aspetti dell’occupazione. Quello di domani è un passo importante, un significativo avanzamento rispetto a marzo - fu nell’intesa della scorsa privamera che si previde la possibilità che Mittal a fine novembre potesse sganciarsi con la penale se l’operazione non fosse andata in porto -, ma certo non esaustivo e conclusivo. Il dossier ArcelorMittal-Stato è infatti atteso a ulteriori mesi di trattative e di negoziati, che secondo alcune stime potrebbero andare da 2 a 3-4. Da mettere ancora bene in chiaro è infatti tutta la parte industriale, partendo dagli elementi già fissati: produzione a 8 milioni di tonnellate di acciaio ma a regime di piano, nel 2025, con schema produttivo basato su un mix tra altoforno tradizionale (sarà ricostruito l’altoforno 5,il più grande d’Europa) e forno elettrico. E quindi carbone - ma mitigato con le nuove tecnologie - e decarbonizzazione attraverso il preridotto. Stessa cosa per l’occupazione, perché il mantenimento degli attuali 10700 occupati (di cui 8200 a Taranto) si avrà anche qui solo nel 2025. Questo rende evidente che ci sarà un lungo periodo di transizione con la cassa integrazione. Infine, andrà ricucito e rilanciato il rapporto sia con le istituzioni locali di Taranto e della Puglia, sia con i sindacati, oggi quanto mai deficitario se non assente, tant’é che entrambi i soggetti più volte hanno protestato per non essere stati in alcun modo coinvolti nel negoziato di questi mesi. (AGI). A due anni dall’ingresso di ArcelorMittal in Ilva, con la multinazionale dell’acciaio che a novembre 2018 prese in fitto gli impianti dall’amministazione straordinaria dopo aver vinto una gara a giugno 2017, domani l’acciaio cambia di nuovo pelle. Accanto ad ArcelorMittal, entra lo Stato con Invitalia, società del Mef, che in questi mesi ha trattato con la multinazionale. Lo Stato entra subito in forze, non con una partecipazione di minoranza come ha chiarito l’ad di Invitalia, Domenico Arcuri, ma al 50 per cento. Uno dei primi passaggi sarà la governance condivisa dell’azienda con tre rappresentanti a testa nel consiglio di amministrazione e, probabilmente, l’espressione del presidente al socio pubblico e dell’amministratore delegato a quello privato. Nel giro di due anni, però, e quindi presumibilmente a metà 2022, lo Stato diverrà maggioranza e ArcelorMittal minoranza. Lo stesso Arcuri, nella call conference delle settimane scorse con i sindacati, presenti i ministri Patuanelli, Gualtieri e Catalfo, ha detto che alla fine del percorso, la presenza pubblica sarà maggiore di quella iniziale. Le rispettive quote tra due anni dovrebbero essere determinate in relazione al valore che la società avrà allora e alla situazione del passivo. (AGI)

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