Periferie trasformate in discariche abusive e roghi di rifiuti che hanno avvelenato i quartieri Paolo VI e Tamburi. È questo lo scenario emerso dall’inchiesta della Capitaneria di porto di Taranto, coordinata dalla Procura, che ha portato all’arresto e ai domiciliari di due persone, oltre alla notifica di nove avvisi di garanzia.

Cento episodi documentati in tre mesi

Le indagini, durate circa tre mesi, si sono avvalse di intercettazioni telefoniche, fototrappole, appostamenti e pedinamenti elettronici, riuscendo a documentare oltre 100 episodi di abbandono e combustione di rifiuti.

Il materiale smaltito illecitamente proveniva in gran parte da cantieri edili, con un sistema che garantiva costi bassissimi agli imprenditori coinvolti. Gli investigatori hanno accertato che tra le imprese c’erano anche aziende beneficiarie del Superbonus 110%, che si affidavano agli indagati per liberarsi dei materiali di risulta.

Rifiuti anche nei cassonetti urbani

Oltre ai roghi e agli sversamenti in aree periferiche, parte dei rifiuti veniva raccolta in sacchi di plastica e gettata nei cassonetti cittadini, aggravando l’emergenza ambientale e i rischi per la salute pubblica.

Sequestrati cinque mezzi

Nel corso dell’operazione, la Capitaneria ha inoltre sequestrato cinque automezzi utilizzati per il trasporto e lo smaltimento illecito dei rifiuti.

Le indagini proseguono per accertare l’entità del fenomeno e le eventuali ulteriori responsabilità nel sistema di gestione irregolare dei materiali da costruzione e demolizione.