Dissalatore fiume Tara: Legambiente Taranto chiede uso dei reflui affinati per ex Ilva
Legambiente Taranto chiede l’uso dei reflui affinati per l’ex Ilva e regole chiare sui prelievi

Legambiente Taranto ha presentato nuove richieste alla Regione Puglia nel procedimento per la concessione del prelievo idrico dal Tara. L’associazione ambientalista solleva il rischio che, mentre si preleva acqua per il dissalatore, l’ex Ilva continui a ricevere forniture extra dal sistema Sinni, invece di utilizzare i reflui affinati disponibili.
L’acciaieria, oggi Acciaierie d’Italia in A.S., ha ancora in vigore un contratto del 1991 che le garantisce il prelievo dal Tara, con una clausola di compensazione per ulteriori forniture dal Sinni in caso di restrizioni. Legambiente Tarantochiede che il rilascio delle concessioni ad Acquedotto Pugliese e Acque del Sud sia vincolato alla rinuncia di questa clausola da parte dell’azienda siderurgica, evitando un aumento indiretto dei prelievi da altre fonti.
L’associazione sottolinea inoltre l’importanza di stabilire regole chiare su come compensare eventuali riduzioni di portata tra i soggetti coinvolti, senza lasciare spazio a controversie future.
Il problema si inserisce in un contesto più ampio di gestione delle risorse idriche, con la necessità di garantire il deflusso ecologico del Tara, come previsto dalla valutazione ambientale. Questo aspetto è stato riconosciuto nonostante i pareri contrari di Arpa Puglia e della Soprintendenza PNNR, che avevano espresso preoccupazioni sugli impatti dell’opera.
"È inconcepibile che non si sia ancora obbligata l’ex Ilva a utilizzare i reflui affinati di Bellavista e Gennarini, anziché continuare a sfruttare il Tara e il Sinni”, dichiara Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto. “L’infrastruttura per il riuso delle acque depurate è pronta dal 1997, ma non è mai entrata in funzione. È uno scandalo che dura da oltre 25 anni”.
L’associazione chiede quindi che l’uso delle acque reflue trattate sia imposto nella procedura di vendita in corso dell’impianto siderurgico, per porre fine a un consumo inefficiente di risorse idriche e finanziarie pubbliche.