Emiliano: “Ex Ilva non può chiudere, sarebbe catastrofico”
Il presidente della Puglia: “Chiederemo rinvio della Conferenza dei servizi. Senza accordo, si rischia di produrre senza garanzie sulla transizione”

Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, ha chiesto il rinvio della Conferenza dei servizi tecnica sull’ex Ilva di Taranto, al fine di evitare che venga rilasciata una nuova autorizzazione integrata ambientale (AIA) in assenza del necessario accordo tra le parti e senza garanzie chiare sul processo di decarbonizzazione.
“Rischiamo che il ministero dell’Ambiente autorizzi gli impianti così come sono oggi, senza garanzie sul percorso di transizione. È un pericolo che intendiamo scongiurare”, ha dichiarato Emiliano al termine del tavolo convocato al ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit).
Nel corso dell’incontro, Emiliano ha delineato due scenari: il primo prevede di mantenere la strategicità nazionale dello stabilimento attraverso la realizzazione del polo DRI alimentato a gas, con una riduzione dei tempi di decarbonizzazione da 12 a 8 anni; il secondo contempla, in mancanza della nave rigassificatrice, la sola installazione di tre forni elettrici, “che però - ha precisato Emiliano -, non consentirebbero allo stabilimento di avere il medesimo ruolo industriale attuale”.
Il presidente pugliese ha inoltre fatto riferimento alle condizioni attuali degli altiforni, descritti come “in stato pessimo”, ma ancora operativi seppur con interventi temporanei di manutenzione. “È chiaro che il Governo intende proseguire le attività produttive per non compromettere il processo di decarbonizzazione”, ha aggiunto.
Emiliano ha anche confermato di aver informato i leader dei principali partiti di opposizione, Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Giuseppe Conte, mettendosi a disposizione per fornire tutti gli aggiornamenti disponibili. “Mi auguro che non ci lascino soli. La nostra posizione è autonoma, ma è giusto sapere cosa pensano anche loro”, ha affermato.
Infine, ha escluso l’ipotesi di una chiusura dell’impianto: “Nessuna forza politica, né di maggioranza né di opposizione, ha mai espresso l’intenzione di chiudere la fabbrica. Arrivare a porre condizioni impossibili significherebbe spingerla all’implosione, con conseguenze ambientali e sanitarie gravissime”.