Taranto: Italia viva ‘Incentivare privati a investire per recupero Città Vecchia’

Politica
10.03.2023 17:00

"Non basta chiamarla Isola Madre o Borgo Antico, per fare della Città Vecchia il cuore pulsante di Taranto, occorre fare di più. A poco son serviti i pur importanti piani di recupero e le azioni urbanistiche ed amministrative messe in campo, con finanziamenti reperiti a fatica su vari fronti. Se vogliamo dare speditezza ad un vasto progetto di riqualificazione, ripristino e valorizzazione, bisogna fare di più. E non solo nella parte vecchia della città. Anche il Borgo e le periferie hanno bisogno di interventi di rigenerazione. E per fare ciò, le iniziative mosse dall'amministrazione comunale non sono bastate. Serve facilitare e rendere attrattivi gli investimenti dei privati". Lo dichiarano gli esponenti di Italia Viva, Maria Vittoria Colapietro, coordinatrice provinciale, Carmen Casula, consigliere comunale, Terenzio Lomartire, coordinatore cittadino e Massimiliano Stellato, consigliere regionale e comunale.

”Solo con un loro significativo intervento dei privati  - prosegue Italia viva - il progetto di riabilitazione di porzioni così importanti della città può avere chance di successo. Bisogna studiare - verificando le buone pratiche già regolamentate in passato a Taranto ma realizzate purtroppo altrove - formule incentivanti, anche attraverso meccanismi di defiscalizzazione per gli investitori che intendono intervenire sul recupero del patrimonio edilizio esistente. Così da offrire al mondo delle imprese edili nuovi spazi e nuove opportunità, mettere in moto nuovi cantieri e quindi favorire nuova occupazione, dare un’immagine migliore di Taranto e spingere cittadini, famiglie, commercianti, artigiani e professionisti a valutare in concreto la possibilità di trasferirsi nelle aree riqualificate e ripopolarle dopo anni di esodo. Se per la Città Vecchia o il Borgo pensassimo solo ai beni culturali, ai palazzi storici e di pregio, agli eventi, ai luoghi di ritrovo e al turismo, effettueremmo solo un recupero parziale, non invece pieno e inclusivo“.

“Quindi, poiché il patrimonio edilizio in queste aree si presenta in molti casi degradato fino alla compromissione delle condizioni statiche degli edifici, oltre alla realizzazione degli indispensabili nuovi servizi, serve anche incentivare il recupero degli edifici attraverso interventi di ristrutturazione o sostituzione, magari tramite demolizione e ricostruzione degli stessi. Affidare alle sole casse comunali interventi di riabilitazione urbanistica di tale portata, è impensabile. Anche gli interventi di cofinanziamento e quelli dei progetti di finanza, per aree urbane così vaste e complesse si sono mostrati di difficile praticabilità. E le imprese private di settore, al momento già provate dalle incertezze legate al sisma-bonus ed al cosiddetto superbonus, mai si imbarcherebbero in rischiosi investimenti in assenza di procedure regolamentari di attuazione degli interventi, che devono essere quanto più chiare e snelle possibili“.

”Ecco perchè sostengo che è opportuno valutare la possibilità di dotare o aggiornare l'amministrazione comunale di un regolamento che incentivi gli interventi di questa natura, attraverso meccanismi di defiscalizzazione. Potrebbero essere, ad esempio, riconosciuti sgravi fiscali o premialità a quelle imprese capaci di legare gli interventi di ristrutturazione a un più vasto recupero anche sociale e di vivibilità della zona interessata, alla sostenibilità edilizia, al potenziamento delle aree verdi urbane, alla scelte di inclusività architettonica e di risparmio energetico. In definitiva, dobbiamo avere l’ambizione di studiare, e forse anche inventare, soluzioni nuove, di avanguardia, coraggiose, che diano certezze alle imprese, fiducia ai cittadini ma anche risultati all’azione pubblica. Su questo, non faremo mancare il nostro contributo", chiude Italia viva.

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