Taranto: Cambio logo, ‘Ennesimo harakiri di questa società’

Coordinamento Tifosi fuorisede ‘Danilo Fato’: ‘Iniziativa anarchica di cambiare il decimo stemma mostra solo muscoli, istinto e prepotenza’

TARANTO
Iv.
12.05.2020 12:50


Stiamo assistendo, per l'ennesima volta, a un harakiri da parte di questa società che, come un novello Tafazzi, non perde occasione per massacrarsi gli zebedei e per allontanare il suo popolo. L'ultimo suo comunicato dimostra, ancora una volta, l'attitudine di questa città a far prevalere i muscoli, l'istinto e la sindrome di onnipotenza rispetto al dialogo ed alle decisioni popolari. Il riferimento è al comunicato cambio dell'ennesimo stemma (siamo oramai ad una decina cambiati...). Una decisione scellerata ed impopolare che dà continuità ad una serie di sciagure sportive oramai cronicizzate. Per cui, partendo proprio da questo autogol e grazie anche alla pausa per l'emergenza covid 19, riteniamo sia il momento migliore per fare un estratto conto del Taranto Calcio degli ultimi decenni. (Durante il campionato noi preferiamo fare i tifosi) . E lo facciamo portando all'attenzione alcune questioni che speriamo vengano metabolizzate in maniera compatta da tutti coloro i quali hanno nel cuore questi colori e a cuore le sorti della squadra. Partiamo da alcuni dati, anche numerici (ovviamente non precisi al millesimo):

1) Cambi continui di Presidenti (una quindicina negli ultimi 25 anni) e di alcune figure carismatiche come accompagnatori, amministrativi, addetti ai lavori, magazzinieri, giardinieri, direttori generali e direttori sportivi, molto spesso diretta conseguenza dei fallimenti dal '93 ad oggi. 

2) Cambi continui di allenatori (più di 40 negli ultimi 20 anni).

3) Un numero spropositato di calciatori (più di 400 negli 20 ultimi anni) dei quali, a malapena, ne ricordiamo una ventina. 

4) Pochissimi talenti usciti dal nostro vivaio, praticamente nulla rispetto a Lecce e Bari, mica rispetto a Juve ed Atalanta.

5) Quasi mai un modulo di gioco (tranne il periodo di Dionigi) che duri 2/3 anni sul quale basare anche continuità tattica, didattica, mercato e settore giovanile.

6) Continui cambi di schemi in corsa ogni anno (mandando a monte lavori di mesi ).

7) Mancanza di un leader indiscusso (in campo) tipo Romanzini, Monza o Lopez. Cioè gente che sia di esempio per tutti, in campo e fuori. E che faccia paura, sportivamente, agli avversari. Ricordiamo solo mezzi leader o bravissimi gregari.

8) Tifoseria sfilacciata che non comunica al suo interno e senza un centro coordinamento che abbia una linea comune almeno sulle grandi tematiche.

9) La totale assenza delle istituzioni

10) Continui attriti tra giornalisti. 

E si potrebbe proseguire all'infinito. Per cui se la Taranto calcistica, da decenni, non è appetibile da grossi imprenditori, forse dobbiamo tenere conto di tutti questi dati, nessuno escluso. I dati di cui sopra, ahinoi, sono inconfutabili e parlano chiaro. Non è questa la via giusta per fare Calcio. Con la c maiuscola. Detto questo, colpevolizzare i soli presidenti è come colpevolizzare i soli politici. Dimenticando che sono la nostra sintesi, la nostra espressione. Quando non si conta nulla (nel calcio), da decenni e decenni, l'analisi va approfondita. E le colpe vanno divise. L'iniziativa anarchica di cambiare il decimo stemma è pari ad altre sciagurate iniziative individuali o collettive di altre componenti. Senza mai una logica (di bene) comune. Senza mai dialogo. Solo muscoli, istinto e prepotenza. (Coordinamento Tifosi fuorisede "Danilo Fato").

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