Ex Ilva, la politica si spacca sull’intesa: dal “tradimento” alla “svolta storica”

La firma al Ministero delle Imprese e del Made in Italy dell’intesa per la decarbonizzazione degli impianti dell’ex Ilva di Taranto ha suscitato reazioni politiche opposte, tra accuse di “farsa” e riconoscimenti di “passo decisivo”.
Durissimo il giudizio del senatore Mario Turco (M5S), che parla di “tradimento per Taranto e i suoi cittadini” e di un accordo “privo di tempi, risorse e reale decarbonizzazione”, accusando Governo e amministrazioni locali di “improvvisazione” e di aver “condannato la città a 12 anni di carbone” in base all’attuale AIA.
Più moderata ma critica la senatrice di Italia Viva Annamaria Furlan, che riconosce un “primo passo” ma denuncia “mancanza di impegni concreti” su localizzazione degli impianti DRI, approvvigionamento energetico e tutela occupazionale.
Di segno opposto il commento del senatore di Fratelli d’Italia Ignazio Zullo, che definisce l’intesa “un segnale straordinario” per attrarre investitori e ringrazia Governo e istituzioni locali “per la costanza” nel garantire il futuro dell’acciaio italiano e i circa 18mila lavoratori coinvolti.
Anche il Partito Democratico esprime un sostegno condizionato. Per il consigliere regionale Mino Borraccino De Santis, l’accordo è “un primo segnale nella giusta direzione” con la chiusura progressiva dell’area a caldo e l’eliminazione della nave rigassificatrice dal testo. I rappresentanti locali Filippetti e Tursi parlano di “passo concreto” e promettono vigilanza sull’attuazione degli impegni, in particolare su occupazione, ambiente e salute.
Favorevole anche la posizione di Forza Italia, con i consiglieri regionali Massimiliano Di Cuia e Massimiliano Stellato e Vito De Palma che definiscono l’intesa “un passo decisivo” verso i forni elettrici e la tutela occupazionale, chiedendo tempi certi e rispetto degli impegni assunti.