Guido Di Deo: ‘Vi svelo perché il mio Taranto era imbattibile’

Fermo il campionato (già finito per i rossoblu) a causa del Coronavirus, non restano che gli amarcord

TARANTO
07.03.2020 16:34


Sono i ragazzi del 2012, otto mesi di imbattibilità, settanta punti sul campo.Questa volta però non vogliamo parlarvi di numeri, ma di uomini. Eravamo tutti innamorati di quella squadra che lottava, sudava e riusciva a dare spettacolo. Vi sveleremo il segreto dei “ragazzi del 2012”, in grado di rimanere imbattuti per otto mesi, conquistare settanta punti sul campo e un primo posto privato solo da una pesantissima penalizzazione di sette punti, ma nonostante tutto finì sulla piazza d’onore arrivando con un piede e mezzo in Serie B. Lo Jonio ha rintracciato uno dei protagonisti di quel meraviglioso gruppo che dominò il campionato di C, Guido Di Deo, centrocampista dai piedi deliziosi, ma anche con tanta “cazzimma”. Quando risponde al telefono quasi non ci crede: “Gianni (Sebastio, ndr), che piacere! Da quanto tempo!". Dopo brevi e affettuosi saluti reciproci, non ho neanche il tempo di spiegare il motivo della telefonata che il buon Guido è già partito, esattamente come faceva in campo quando, palla al piede, andava in progressione. “Mi fai emozionare - dice  -. A Taranto ho vissuto due anni fantastici della mia vita e della mia carriera. Conservo solo bei ricordi, tranne l’amarezza di non aver potuto festeggiare il ritorno in B nonostante lo meritassimo”.

- Guido, vorrei sapere, a distanza di otto anni, la verità su quella squadra. Svelami il segreto.

“Si, avevamo un segreto – racconta con la voce rotta dall’emozione –: eravamo venti amici fraterni. Si rideva e si scherzava sempre, durante gli allenamenti, in ritiro, anche fino a un’ora prima della partita! Era questo il segreto di quella squadra: il gruppo affiatato. Ci aiutavamo e soprattutto ci volevamo bene, in campo e fuori. Con molti di loro ancora ci sentiamo e ogni volta è una festa”.

- Avevate qualche problemino economico e la pesante penalizzazione fu la conseguenza della mancata corresponsione degli emolumenti. Come è possibile essere sereni e spensierati in quelle condizioni?

"Paradossalmente, fu un elemento che contribuì in maniera determinante a cementare il gruppo. Nella difficoltà trovammo insieme la forza per andare avanti, avevamo quasi un patto non scritto: nessuno avrebbe mai mollato! Poi, avevamo Davide Dionigi ci aveva dato un’identità di gioco, riuscivamo ad applicare gli schemi a memoria”.

- Qualcuno parogonò quel Taranto al “Grande Torino”: in qualsiasi gara, durante il quarto d’ora rossoblu non c’era avversario in grado di reggere la vostra onda d’urto.

“Vero. Sapevamo che prima o poi la gara sarebbe stata nostra, eravamo bravi ad attendere per poi colpire inesorabilmente. Ricordo la gara di Reggio Emilia, pareva non avessimo scampo, invece vincemmo al novantesimo. Sapevamo che qualsiasi cosa accadesse, alla fine ci saremmo presi tutto!”

- Guido, mi racconti per la prima volta cosa ti passò per la mente quel 5 giugno 2011, quando gonfiasti la rete del Flaminio? Era il 2-0 che avrebbe avvicinato il Taranto definitivamente alla Serie B. La telefonata si interrompe, Guido dall’altra parte del telefono c’è, ma non parla. "Guido, Guido ci sei? E’ caduta la linea?

“Eccomi Gianni – riprende palesemente emozionato –: ho ancora la tua telecronaca di quel gol conservata sul mio pc, è un ricordo indelebile. Sotto certi aspetti doloroso perche sappiamo come andò a finire, ma nel contempo mi consente di rivivere quell’abbraccio: alle spalle avevo l'abbraccio della squadra, davanti quello di migliaia di tifosi. Ogni tanto ci penso e faccio fatica a crederci...". (Di Gianni Sebastio per Lo Jonio)

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