Giornata contro violenza sulle donne: riflessioni del PSI Taranto

Cultura, musica e spettacolo
25.11.2021 17:52

Riflessioni a voce alta… su un giorno di novembre 2021. Una striscia di sangue percorre questo mese autunnale, ancora troppe le violenze e gli omicidi perpetrati, soprattutto fra le pareti domestiche, ai danni di donne, in quel che viene, a tutt’oggi, definito il “focolare”. Nel periodo di novembre 2021 risultano registrate violenze commesse in ambito familiare/affettivo facendo aumentare sempre più i femminicidi: una donna uccisa ogni 72 ore, é quanto emerge dall'ultimo aggiornamento del report "Omicidi volontari" curato dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale, pubblicato online dal Viminale. E’ difficile per noi donne parlare di stupro, stalking, violenza, e quando arrivano giornate come questa una profonda malinconia ci pervade. La giornata del ricordo deve, ed è, comunque un “must” ormai, sia per noi donne di oggi, sia per quelle che verranno. La scuola è il luogo ideale per tenerne desta l’attenzione e in particolare di chi un giorno subentrerà nella cosiddetta “società civile”. Il 25 novembre rappresenta, pertanto, una ricorrenza importante per porre una marcata attenzione sul fenomeno della violenza contro le donne. Questa data è stata scelta per commemorare le "Sorelle Mirabal", tre donne uccise il 25 novembre del 1960 nella Repubblica Dominicana per essersi opposte alla dittatura di Rafael Trujillo, presidente che aveva governato il paese centroamericano dal 1930 al 1961. Anche nella nostra città diverse sono state e sono le iniziative di sostegno per contrastare la violenza di genere e per pensare che la violenza non si combatte e si vince con la rabbia. L’amministrazione che ha fatto capo al sindaco Melucci ha aderito, fra le tante, a quella iniziativa delle "10000 vele contro la violenza di genere – Cambiamo rotta insieme", “una vela spiegata sul mare di Taranto a sostegno dell’impegno quotidiano per combattere il fenomeno della violenza di genere”, così Gabriella Ficocelli, assessore ai servizi sociali, suggeriva di affrontare questo problema odioso e non più accettabile in una società civile, appunto, su una piattaforma comune. Cambiando completamente rotta, la riabilitazione in barca è diventata parte di un percorso riabilitativo per mogli, madri, bambine che vogliono uscire dal tunnel della violenza anche se, sanno bene, che il ricordo della ferocia perpetrato su di loro rimarrà nell’anima. E’ importante supportare le associazioni che svolgono un lavoro vitale per le donne in fuga dalla violenza e spesso anche da retaggi culturali soffocanti, aiutandole a rifarsi, da sole, una nuova vita. A Taranto, il “Centro Antiviolenza Sostegno Donna” è spazio di ascolto e sostegno per uscire da quelle situazioni di impotenza in cui le donne, con la loro fragilità, gridano aiuto. Nella ”Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, il Centro Antiviolenza prosegue il suo percorso di aiuto e sostegno diffondendo informazioni, notizie concrete su come le donne, oggetto di brutture fisiche e psicologiche possano riprendere a vivere senza più paura. “La violenza contro le donne rappresenta un fenomeno profondamente radicato nel substrato culturale e sociale sia in Italia che nel resto del mondo». E’ con questa premessa che inizia la relazione che la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, presieduta dalla senatrice Valeria Valente, presenterà  in Senato. Il fenomeno del sopruso sul debole è parte di una umanità senza confini; con riferimento alla nazionalità, la percentuale di vittime italiane è molto elevata. Dall'analisi delle vittime straniere, emerge che predominano quelle di nazionalità romena, seguite da quelle di nazionalità marocchina, albanese e ucraina. “La radice della violenza contro le donne risiede in schemi comportamentali e convinzioni profonde, frutto di un radicato retaggio storico e di un’organizzazione discriminatoria che stabilisce le disuguaglianze fra uomo e donna e le legittima costituendo il substrato della violenza di genere e della sua forma più estrema “il femminicidio”. La vittima di violenza spesso vive in solitudine la sua umiliazione e rischia anche di non riuscire a scappare per tempo. Sono ancora troppe le difficoltà che la donna in fuga trova sul suo cammino, il ritardo delle istituzioni a investire su costruzioni di contesti adeguati la ritrova e la ricaccia all’angolo. La donna così lasciata al suo destino e alla sua umiliazione si convince di non poter più recuperare i propri sogni. Le donne devono imparare a reagire, a lottare l’una accanto all’altra per i diritti di tutte e con la determinazione, reagire a chi tenta di tarpare loro le ali. Noi donne dobbiamo recuperare insieme le nostre forze e con Emily Dickinson lasciare aperta la porta alla speranza: “La speranza è qualcosa con le ali, che dimora nell’anima e canta la melodia senza parole, e non si ferma mai“. (Per il gruppo donne socialiste P.S.I, Dott.ssa Maria Pia Distefano)

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