Legislazione italiana sui semi di marijuana: facciamo chiarezza

È legale la compravendita dei semi di cannabis? Analizziamo la normativa vigente nel nostro Paese

CRONACA
26.03.2023 15:18

Lo status giuridico dei semi di marijuana in Italia è piuttosto confuso e poco conosciuto dalla maggior parte di coloro che sono interessati a questi prodotti. E non conoscere i dettagli della normativa potrebbe rappresentare un serio rischio giuridico per chi sta pensando di acquistare semi cannabis online o altri prodotti simili, realmente disponibili presso numerosi rivenditori specializzati.

In questo articolo cercheremo di fare chiarezza su questa spinosa questione, esaminando le leggi che disciplinano questi prodotti e spiegando quando la loro compravendita è perfettamente legale e quando, invece, il loro acquisto può configurare un reato.

La normativa italiana sulla cannabis: una panoramica

Partiamo dalle basi: la normativa italiana sulla cannabis.

Come noto, questa pianta possiede effetti psicotropi causati principalmente dal tetraidrocannabinolo (THC), una molecola che può esercitare una serie di effetti tra i quali euforia, perdita della memoria a breve termine e alterazione della percezione di suoni e colori.

Questa caratteristica ha fatto sì che la cannabis venisse inserita dal DPR 309 del 1990 nel novero delle sostanze droganti per le quali è severamente proibita la produzione, il commercio e l’utilizzo.

Nel 2016, però, il panorama normativo è stato modificato parzialmente con l’introduzione della legge che ha legalizzato la cosiddetta ‘canapa light’. In sostanza, il legislatore ha deciso di permettere la coltivazione delle varietà di cannabis inserite in uno specifico elenco compilato dall’Unione Europea che contengono una concentrazione di THC inferiore allo 0,2%. Inoltre, questa norma ha sancito il libero commercio dei prodotti a base di cannabis ottenute dalle varietà sopracitate.

Insomma, in base a quello che è stato deciso fino ad oggi, è chiaro che lo Stato ha disciplinato la materia in base al contenuto di sostanze psicotrope: e i semi di cannabis, come noto, non contengono il THC.

Di conseguenza, la logica vuole che il loro commercio e il loro utilizzo sia completamente libero. Eppure, non è così.

Vediamo perché nel prossimo paragrafo.

Semi di marijuana: libera vendita, ma non libera coltivazione

Le semenze di marijuana non sono considerate sostanze stupefacenti e quindi possono essere acquistate liberamente in negozi fisici e online. Tuttavia, la loro coltivazione presenta delle complicazioni, poiché non è garantito che la pianta che ne deriva abbia un basso contenuto di THC, tutt’altro. Pertanto, chi effettua questa operazione si metterebbe nella condizione di infrangere la legge che vieta la produzione di sostanze con effetti psicotropi.

E qui sta il nodo della questione: come distinguere gli acquisti a scopo di coltivazione dal collezionismo, una pratica molto diffusa tra gli appassionati di cannabis?

Per prima cosa, è importante che i semi di marijuana immessi sul mercato siano inseriti in una confezione che indichi con precisione la destinazione a fini collezionistici. Ma questo non è sufficiente. È anche necessario che questi prodotti non siano accompagnati da alcun materiale destinato all’istruzione sulla loro coltivazione, come:

manuali;

depliant informativi;

opuscoli;

guide di qualsiasi genere.

In presenza di simili risorse, il pericolo che si configuri il reato di istigazione alla coltivazione di sostanze stupefacenti è molto alto.

È bene notare che la vendita concomitante di prodotti utilizzati comunemente a scopi agricoli, come attrezzi, fertilizzanti e simili, non rientra nei casi illeciti in quanto tali articoli possono essere utilizzati per qualsiasi tipologia di pianta e non dimostrano con assoluta certezza la volontà di coltivare i semi di cannabis.

Che tipologie di semi di cannabis possono essere acquistati?

Sul mercato sono disponibili numerose tipologie di semi di cannabis, ognuna dei quali possiede delle proprietà ben specifiche ottenute incrociando vari esemplari selezionati opportunamente.

Le più popolari sono:

semi femminizzati.
Di norma, i semi di cannabis possono dar vita a una pianta maschio o femmina in egual misura. Questi articoli sono stati selezionati in modo da dare la quasi assoluta certezza che, se fatti germogliare, daranno vita a un esemplare femmina, l’unico capace di produrre infiorescenze;

semi autofiorenti.
Come tante altre piante, anche la cannabis tende a seguire il ciclo giorno notte e a maturare in base all’aumento delle ore di luce, crescendo lentamente fino a fiorire completamente con l’arrivo dei mesi più caldi nei quali il giorno ha una durata maggiore. I semi autofiorenti, invece, possiedono la capacità di fiorire indipendentemente dalle ore di luce, in circa 7-8 settimane a partire dalla germinazione;

semi fast flowering.
Sono molto simili agli autofiorenti in quanto, come questi ultimi, non seguono il ciclo giorno notte ma maturano spontaneamente indipendentemente dalle ore di luce. Tuttavia, hanno una crescita più rapida e possono fiorire completamente in appena 4 settimane.

In conclusione

In questo articolo abbiamo cercato di fare chiarezza sulla confusa situazione della normativa italiana sui semi di cannabis. Come abbiamo potuto vedere, il problema principale di questi articoli è che, nonostante non contengano THC, e quindi non rientrino tra le sostanze illecite secondo il DPR 309/90, possono potenzialmente dar vita a una pianta con effetti psicotropi.

Pertanto la loro compravendita è consentita esclusivamente a fini collezionistici., presso rivenditori autorizzati e riforniti di articoli perfettamente a norma come il noto Sensoryseeds, recentemente alla ribalta per la varietà dei prodotti offerti agli appassionati del settore.

‘Quum dolore langueo’, concerto di Quaresima a Taranto
Viareggio Cup: calciatore del Ladegbuwa ha aggredito arbitro