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Tribunale di Taranto

Taranto, scopre truffa milionaria chiedendo reddito cittadinanza

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(Ha collaborato Lorenzo Ruggieri) Credeva di non avere nulla, invece risultava amministratore di una società con un giro d’affari milionario.

È la storia di un 59enne di Taranto, ospite del Centro di Accoglienza Notturno San Cataldo, che ha scoperto la truffa solo dopo aver presentato domanda per il reddito di cittadinanza. A insospettirlo è stato il rifiuto della richiesta: secondo i registri ufficiali, nel 2020 avrebbe percepito un reddito di 50.000 euro, legato alla carica di amministratore di una società di cui non sapeva nulla.

La vicenda è finita sotto la lente della Guardia di Finanza, che ha avviato un’indagine su presunte irregolarità legate alla creazione di un’impresa fittizia. Gli investigatori hanno scoperto che il nome del 59enne era stato utilizzato per ottenere finanziamenti pubblici per oltre 1,2 milioni di euro, grazie a un mutuo garantito dal Fondo delle PMI. Dietro la frode ci sarebbero tre persone – due residenti a Taranto e una a Grottaglie – ora indagate per truffa aggravata, sostituzione di persona e circonvenzione di incapace.

Le carte firmate a Martina Franca

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, nel marzo del 2021 l’uomo si era rivolto alle autorità con un esposto-querela, raccontando di essere stato condotto in uno studio a Martina Franca, dove gli erano stati fatti firmare documenti di cui non conosceva il contenuto. Solo successivamente ha scoperto che quelle firme erano state utilizzate per registrarlo come amministratore di un’impresa operante nel settore delle costruzioni e riparazioni meccaniche. Un’impresa che, in realtà, non aveva una sede operativa vera e propria, ma si appoggiava a un servizio di affitto per uffici arredati, probabilmente per eludere i controlli bancari.

La truffa

Per mettere in piedi la truffa, i tre indagati avrebbero utilizzato documenti falsificati, tra cui una carta d’identità contraffatta: il documento riportava il nome del senzatetto, ma la foto di uno dei presunti truffatori, rendendo così possibile l’apertura di conti e operazioni finanziarie a suo nome. L’analisi dei flussi di denaro ha permesso agli investigatori di scoprire il raggiro e di ricostruire il sistema fraudolento utilizzato per ottenere il finanziamento pubblico.

Chiusura dell’indagine

L’indagine, coordinata dai magistrati Lucia Isceri e Raffaele Graziano, ha ora raggiunto la fase della chiusura, con la possibilità per gli indagati di prendere visione degli atti e di richiedere interrogatori per difendersi dalle accuse. Gli avvocati Alessandra De Santis, Francesco Nevoli e Adriano Minetola, che assistono gli imputati, potrebbero presentare memorie difensive per cercare di ridimensionare il quadro accusatorio.

Il caso mette in evidenza ancora una volta i rischi legati all’utilizzo illecito dell’identità di persone in condizioni di fragilità economica, spesso ignare di essere strumentalizzate per operazioni fraudolente. Resta ora da capire se il 59enne, oltre al danno subito, potrà ottenere un risarcimento e se il sistema di controllo sui finanziamenti pubblici potrà essere rafforzato per evitare episodi simili in futuro.

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