Vittorio Sgarbi, sottosegretario ai beni culturali

Vittorio Sgarbi indagato a Macerata per riciclaggio

Vittorio Sgarbi, sottosegretario ai beni culturali, è indagato dalla Procura di Macerata per riciclaggio di beni culturali nel caso del dipinto attribuito a Rutilio Manetti (1571-1639), uno dei maggiori esponenti del Seicento senese, trafugato nel 2013 dal Castello di Buriasco vicino Pinerolo e riapparso a Lucca nel 2021, come inedito di proprietà del critico d’arte ferrarese.

Una vicenda che tocca varie città italiane per approdare a Macerata, nella cui provincia si trova San Severino Marche, cittadina del cratere sismico 2016 di cui Sgarbi fu sindaco nel 1992 e dove dichiara il domicilio. Per questo. la Procura di Imperia, che nel 2023 ha indagato il sottosegretario per l’esportazione di un quadro all’estero, ritenuta illecita, ha trasmesso agli inquirenti maceratesi gli atti ricevuti dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale a dicembre, dopo che la vicenda era emersa in seguito ad un’inchiesta congiunta del Fatto Quotidiano e di Report.

E’ stato Giovanni Fabrizio Narbone, procuratore di Macerata, a confermare l’iscrizione del fascicolo per il reato di riciclaggio di beni culturali previsto dall’art. 518 sexies del codice penale, senza aggiungere altro. Un reato diverso dall’ipotesi di furto di beni culturali che potrebbe essere mutata nel percorso tra la segnalazione dei carabinieri e l’iscrizione del fascicolo.

Dal canto suo, Sgarbi respinge le accuse: “Non ho ricevuto nessun avviso d’indagine né saprei come essere indagato di un furto che non ho commesso. Tra l’altro, per un reato compiuto 11 anni fa, in circostanze non chiarite dagli inquirenti di allora. Da questa notizia risulta una palese violazione del segreto istruttorio, l’unico reato di cui ci sia evidenza. Si tratta dell’ennesima diffamazione”.

Parole che non placano l’opposizione, che chiede “la revoca del sottosegretario”. A tutti replica il ministro della Cultura Sangiuliano: Non faccio il magistrato, se la magistratura arriverà a una conclusione ne prenderemo atto, ma i processi si fanno nei tribunali”.

Ad occuparsi per primo del caso era stato Il Fatto il 15 dicembre, poi due puntate di Report il 16 dicembre e il 7 gennaio. Il pezzo forte di una mostra risalente a un paio di anni fa a Lucca curata da Sgarbi era un inedito di Manetti, una “Cattura di San Pietro”. Che però, secondo il Fatto “si ritrova tra le foto della banca dati dell’Interpol e risulta rubata”; la tela fino al 2013 si trovava nel castello di Buriasco, di proprietà di un’anziana signora, dove Sgarbi era stato più volte e dove un amico del critico avrebbe proposto alla donna di comprare il quadro. Poche settimane dopo la tela venne rubata, ma la denuncia di furto venne archiviata dalla Procura di Pinerolo.

Dopo dieci anni, il quadro, restaurato, riemerge a Lucca, ma con un dettaglio diverso: una torcia sul fondale che nella foto dell’Anticrimine non c’è. Per un restauratore, “il quadro è quello, me lo portò un amico di Vittorio con un trasportatore, arrotolato come un tappeto” e la tela potrebbe essere stata modificata per differenziarla. I carabinieri hanno sentito il restauratore, l’amico e anche i titolari di un laboratorio di Correggio (Reggio Emilia), che ha eseguito una copia dell’opera.

Sgarbi dice che il quadro è suo, trovato in una villa nella campagna di Viterbo da lui acquistata: “Un ha la candela e l’altro no, sono diversi”. Report ha visionato l’archivio di Viterbo e il dipinto non risulta. “Da quello che si legge, – chiosa però Sgarbi – l’opera è stata malamente tagliata. Quella in mio possesso è in buone condizioni e con una stesura pittorica ben conservata e uniforme. Qualunque valutazione va fatta sull’opera di cui quella rubata è manifestamente una copia, come tutte quelle conservate in quel castello di cui nessuno si è preoccupato. Né credo sia un reato fare eseguire la fotografia di un’opera di cui tutti gli esperti hanno visto l’originale esposto a Lucca”.

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