Raggiunto al ministero del Lavoro l’accordo per la proroga di 12 mesi della cassa integrazione straordinaria per 3.062 lavoratori di Acciaierie d’Italia (ex Ilva). L’intesa, firmata dai sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm, Usb e Ugl, garantisce un’integrazione salariale al 70% e la rotazione del personale, evitando sospensioni a zero ore.
Tra le novità previste, anche l’esclusione dalla cassa dei manutentori coinvolti nel piano di ripartenza, la maturazione dei ratei di tredicesima e di almeno un giorno di ferie. Inoltre, l’accordo introduce un premio welfare: 1% del valore annuo della paga base al raggiungimento di 3 milioni di tonnellate di acciaio prodotto, 2% a 3,5 milioni e 3% a 4 milioni.
Calderone: “Ex Ilva asset strategico, obiettivo è tutelarlo”.
Marina Calderone, ministra del lavoro, ha sottolineato l’importanza dell’accordo sulla proroga della cassa integrazione straordinaria (CIGS) per 3.062 lavoratori di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. “L’obiettivo è tutelare un asset produttivo strategico per l’Italia e l’Europa, garantendo il sostegno ai lavoratori in questa delicata fase di transizione”. L’accordo, che riguarda gli stabilimenti di Taranto, Racconigi, Legnano, Novi Ligure, Marghera, Genova, Milano e Paderno, prevede un’integrazione salariale fino al 70% della retribuzione annua e un premio una tantum per il welfare.
Critiche dall’opposizione: “Nessuna strategia per il futuro”
L’opposizione attacca il Governo sul nuovo decreto ex Ilva, definendolo l’ennesima misura emergenziale priva di una visione industriale.
• Tino Magni (AVS): “Il Governo Meloni non ha una politica industriale credibile. Il decreto non risolve nulla e lascia incertezze su futuro, occupazione e decarbonizzazione. Serve un piano serio di bonifiche ambientali”.
• Antonio Nicita (PD): “Si naviga a vista con fondi presi dallo Sviluppo e Coesione. Nessuna strategia per la siderurgia e la tutela della salute, solo interventi tampone”.
• Luigi Spagnolli (Autonomie): “La decarbonizzazione deve essere prioritaria per i nuovi acquirenti. Servono impianti moderni, altrimenti Taranto rischia nuovi sequestri e chiusure”.
• Sabrina Licheri (M5S): “Non possiamo continuare a barattare salute e lavoro. La sentenza Ue lo conferma. Taranto non può più essere sacrificata”.
• Gisella Naturale (M5S): “Il governo persevera negli errori. I 400 milioni dovevano servire alle bonifiche, non a finanziare un modello industriale superato”.
Forza Italia difende il decreto
Il senatore Antonio Trevisi (FI) replica alle critiche: “Il decreto non risolve tutti i problemi ma è un punto di partenza per il rilancio dell’azienda. L’affidamento ad ArcelorMittal nel 2017 ha portato alla distruzione dell’Ilva. Ora servono investimenti per rendere l’impianto sostenibile economicamente e ambientalmente, garantendo continuità produttiva e occupazionale”.
Prossimo passo: incontro a Palazzo Chigi
L’11 marzo si terrà un incontro tra il Governo e i sindacati per fare il punto sulla cessione dell’ex Ilva e il futuro del settore siderurgico in Italia.
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