Formalmente amministratore e liquidatore dell’Associazione Sportiva Taranto, nella realtà dei fatti “autista e bodyguard della famiglia D’Addario”. Questo il doppio ruolo che Fabrizio Marturano avrebbe rivestito dall’agosto del 2012 all’aprile del 2014, prima del fallimento della società avvenuto nel 2015.

Unico imputato per bancarotta fraudolenta, Marturano ha ottenuto l’assoluzione con formula piena dal Tribunale di Taranto, presieduto dal Giudice Galasso. Nel mirino degli inquirenti erano finite la tenuta della contabilità della società e una presunta distrazione patrimoniale per più di un milione di euro. Difeso dall’avvocato Giuseppe Sernia, Marturano sarebbe stato una “testa di legno” di D’Addario, non ricevendo alcun compenso per il suo ruolo di amministratore e senza accedere ai libri contabili, come emerso anche da diverse testimonianze.

Amministrazione che nei fatti sarebbe rimasta in capo a D’Addario, come sostenuto dalla tesi difensiva, con la presentazione dei bilanci relativi agli anni 2011-2012 e 2012-2013. Il bilancio chiuso a giugno 2012, inoltre, avrebbe registrato un attivo pari a poco più di un milione e duecentomila euro. Attivo che, stando alle imputazioni avanzate, sarebbe stato oggetto di distrazione da parte dell’amministratore. Come sostenuto dalla difesa di Marturano, tali attività sarebbero potute avvenire prima dell’affidamento del ruolo di “testa di legno” all’imputato o la cifra sarebbe potuta diminuire per far fronte al pagamento di alcuni debiti.

Motivazioni sposate dal Tribunale di Taranto che ha decretato l’assoluzione di Marturano “per non aver commesso il fatto”.