Coldiretti: "Anno nero per le clementine della provincia di Taranto"

La produzione di clementine in Puglia a gennaio 2025 registra un calo fino al 50% a causa della siccità, ma la qualità dei frutti si mantiene soddisfacente. È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Puglia, che denuncia una campagna agrumicola segnata da difficoltà economiche e operative.
Il settore agrumicolo pugliese, in particolare nella provincia di Taranto, sta affrontando un'annata difficile, con una Produzione Lorda Vendibile di circa 100 milioni di euro, cifra simile a quella del 2024, considerato un "annus horribilis" per il comparto. "Abbiamo perso metà della produzione negli ultimi anni, e le imprese stanno ancora rigenerando il patrimonio arboreo", spiega Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia. "I prezzi attuali sono accettabili, ma la riduzione delle quantità e l’esplosione dei costi mettono a rischio la tenuta del settore".
Costi di produzione alle stelle
Tra i problemi principali c’è l’aumento dei costi di raccolta, arrivati a 20 centesimi per chilogrammo, aggravato dal rincaro di materie prime, fertilizzanti e materiali per imballaggi, come retine, cartone ondulato e cassette in legno. Coldiretti sottolinea che questi aumenti si aggiungono alla concorrenza sleale da parte di Paesi comunitari ed extracomunitari, che causano un calo del 25% dei prezzi di vendita.
In provincia di Taranto, circa 1.041 imprese agricole, il 9% del totale del comparto agroalimentare jonico, producono 1,9 milioni di quintali di clementine, arance e mandarini. Anche in provincia di Foggia, con i suoi 103mila quintali di arance e limoni, la situazione è complessa, aggravata dai rischi di dissesto idrogeologico e dalla necessità di valorizzare gli agrumeti storici.
Richieste di intervento e proposte di Coldiretti
Coldiretti Puglia propone un piano straordinario per il settore agrumicolo e un sostegno al reddito degli agricoltori, denunciando il mancato rispetto delle normative europee da parte dei prodotti importati. Quasi un alimento su cinque importato in Italia, secondo l'associazione, non garantisce gli stessi standard di tutela ambientale, sanitaria e dei diritti dei lavoratori richiesti alle produzioni nazionali.
"Serve reciprocità: i prodotti importati devono rispettare gli stessi criteri qualitativi di quelli italiani, per tutelare ambiente, salute e lavoro", sottolinea Coldiretti. L’associazione richiama anche l’attenzione sul futuro delle giovani imprese agricole, che con innovazione e sostenibilità hanno fatto del settore ortofrutticolo uno dei più promettenti per gli under 35.
Verso una maggiore stabilità
Per ridurre la volatilità e garantire prezzi equi, Coldiretti propone di incentivare rapporti di filiera virtuosi, attraverso accordi pluriennali che valorizzino il Made in Italy e coprano i reali costi di produzione. "Solo così si potrà garantire un futuro al settore e salvaguardare un patrimonio economico, ambientale e culturale fondamentale per la Puglia", conclude l’associazione.