Netto il leader di Azione: “Il siderurgico di Taranto è ormai compromesso, la deindustrializzazione è in corso”
Carlo Calenda, leader di Azione, è tornato a esprimere preoccupazione sulla situazione dell’ex Ilva, dichiarando che lo stabilimento è destinato alla chiusura. A suo avviso, la causa principale risiederebbe nella decisione di interrompere un accordo vincolante con Mittal, che avrebbe rappresentato – secondo l’ex ministro – l’ultima possibilità concreta per salvare l’impianto.
“Un Paese non può distruggere i suoi impianti industriali invece di rimetterli in sesto”, ha affermato Calenda in un punto stampa a Roma, sottolineando come anche l’attuale Governo non stia mostrando attenzione verso la politica industriale. “Siamo in pieno processo di deindustrializzazione”, ha aggiunto.
In un successivo intervento sui social, Calenda ha ribadito la sua posizione, puntando il dito contro le forze politiche responsabili, a suo dire, della rottura con Mittal: “L’ultima possibilità era l’accordo blindato con Mittal, fatto saltare da M5s, PD, Italia Viva, che poi hanno costituito una società insieme”. Ha inoltre denunciato il ruolo dei media, della politica locale, della magistratura e dei sindacati nella vicenda.
Il leader di Azione ha espresso scetticismo sull’evoluzione futura dell’impianto, riferendosi ai costi che potrebbero gravare sulle casse pubbliche: “Ora si tratta solo di capire quanti miliardi butteremo prima di chiuderla ufficialmente. Poi ci saranno 15 miliardi di bonifiche da affrontare”.
Calenda chiude il suo intervento con toni amari: “Ci meritiamo un meteorite”.
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