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Adolfo Urso, ministro delle imprese e del Made in Italy

Ex Ilva, Urso: “Afo1 compromesso, rischio grave per l’occupazione”


Il ministro: “Intervenuti troppo tardi, i danni sono gravi. Si complica l’accordo con Baku Steel, ora servono misure straordinarie”


La situazione dell’altoforno 1 delle Acciaierie d’Italia si fa sempre più critica dopo l’incidente verificatosi nei giorni scorsi. Secondo quanto riferito, la struttura ha subito danni pesanti, aggravati dai ritardi nell’ottenimento del dissequestro da parte della procura, che avrebbero impedito interventi tempestivi per evitare compromissioni irreversibili.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha espresso forte preoccupazione: “Più delle trattative in corso, ciò che rischia di compromettere davvero la ripresa degli stabilimenti e l’occupazione è l’incidente. L’impianto sembra ormai irrimediabilmente compromesso”.

Urso ha spiegato che “l’intervento andava eseguito entro 48 ore dall’accaduto, come indicato da chiare perizie tecniche. Purtroppo, quell’autorizzazione non è arrivata in tempo e il danno è notevole, con ripercussioni inevitabili sul piano occupazionale”. Il ministro ha invitato a una gestione responsabile della vicenda, definendo il dossier “particolarmente sfidante e delicato”.

La gravità dell’episodio è stata confermata anche dall’azienda, che ha riferito come al momento dell’incidente l’altoforno fosse “pieno di fusi”. In questi casi, è necessario procedere con urgenza al colaggio del materiale rimasto nel crogiolo per evitare danni permanenti. Tuttavia, le autorizzazioni per l’intervento, chieste a tutela dell’integrità dell’impianto e non per riprendere la produzione, sono giunte solo in parte il 10 maggio, ben oltre le 48 ore critiche.

A oltre cinque giorni dall’accaduto, i tempi per eseguire un colaggio utile sono scaduti. Ora, per tentare un riavvio, sarà necessario applicare procedure straordinarie complesse, dall’esito incerto. Questo scenario ha effetti diretti sul cronoprogramma del rilancio industriale e sull’operatività: senza l’altoforno 1, la capacità produttiva dell’impianto subirà una riduzione significativa, stimata in almeno un terzo rispetto al potenziale massimo di 6 milioni di tonnellate annue.

Sul fronte economico, cresce anche il timore che la trattativa in corso per la vendita dell’impianto agli azeri di Baku Steel possa subire rallentamenti o addirittura arenarsi. La minore produttività e le incertezze legate al riavvio renderebbero meno appetibile l’acquisizione.

A rendere ancora più tesa la situazione, anche il fronte politico. Il senatore pugliese di Fratelli d’Italia, Filippo Melchiorre, ha criticato apertamente la procura: “Non ha accolto le richieste dei commissari dopo l’incidente. Il rischio concreto ora è che l’altoforno non possa ripartire, se non con misure eccezionali e dagli esiti imprevedibili”, ha affermato.

Intanto, per domani è previsto un incontro tra i commissari straordinari e i rappresentanti sindacali, con al centro proprio il tema dell’occupazione, messa in pericolo da una situazione che, giorno dopo giorno, appare sempre più compromessa.

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