Il vicepresidente del M5S: “Il ministro dell’ovvietà ha condotto l’acciaieria al tracollo ignorando la soluzione verde e sostenibile”
Parole durissime di Mario Turco, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, che accusa Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, di aver aggravato la crisi del polo siderurgico di Taranto con scelte definite fallimentari.
”Afo1 inaugurato da lui stesso: ringrazi il cielo se non c’è scappato il morto”
“Urso ha deciso di vestire i panni del ministro dell’ovvietà”, afferma Turco replicando alla dichiarazione del ministro secondo cui lo stop all’altoforno 1 comporterebbe una riduzione dell’occupazione pari al calo produttivo. “Dimentica che quell’altoforno è stato inaugurato da lui stesso, e deve solo ringraziare il cielo se i lavoratori non sono rimasti feriti il giorno dell’incendio”, aggiunge il senatore.
”Due anni di disastri e denaro sprecato”
Secondo Turco, l’intera gestione ministeriale del sito ex Ilva sarebbe stata disastrosa. “In due anni Urso ha messo insieme solo disastri. Ha gettato al vento 1,5 miliardi insistendo sul ciclo integrale a carbone, una scelta folle che sta conducendo l’acciaieria alla sua lenta agonia”.
“Meloni deve sostituirlo prima che sia troppo tardi”
Nel mirino anche la trattativa con gli investitori azeri, considerata un fallimento completo. Per il vicepresidente M5s, l’unica strada possibile era quella già delineata dal Movimento: “Nazionalizzare con una chiusura progressiva degli altoforni, ormai a fine vita, e riconversione con due forni elettrici alimentati a idrogeno verde”. Un piano da inserire in un accordo di programma che prevedesse bonifiche, tutele occupazionali, protezione per l’indotto e una riconversione economica e culturale del territorio.
“Urso ha invece scelto la via di un sito fuori da ogni legalità, e i risultati si vedono”, conclude Turco, rivolgendosi infine alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: “Non può pensare che a risolvere questa crisi sia chi l’ha causata. Urso deve lasciare, prima che sia troppo tardi per l’intera industria italiana”.
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