Il segretario generale di Taranto Giovanni D’Arcangelo: “Nazionalizzare unica via, la transizione non è più rimandabile”
La CGIL si schiera apertamente al fianco dei lavoratori diretti e dell’indotto dello stabilimento ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, in occasione dello sciopero di quattro ore proclamato per martedì 21 maggio. L’adesione riguarda tutte le sedi del gruppo e coinvolge i comparti metalmeccanici, edili, multiservizi, mense e lavoratori somministrati.
“Lo sciopero non è che un primo passo di una mobilitazione che sarà ancora più forte. In questa vertenza, dove i lavoratori sono ridotti a scudi umani, manca l’unico attore davvero determinante: lo Stato” ha dichiarato Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della CGIL di Taranto, ribadendo la necessità di una svolta strutturale. “Con le risorse già spese, si sarebbe potuto da tempo nazionalizzare e rilanciare lo stabilimento come chiediamo da anni”, ha aggiunto.
L’episodio verificatosi lo scorso mercoledì all’altoforno 1 è per la CGIL l’emblema di un degrado non più sostenibile. Ma è anche un campanello d’allarme che, secondo D’Arcangelo, dovrebbe unire piuttosto che dividere. “La comunità tarantina non può continuare a frammentarsi. È tempo di decidere insieme: la sola direzione possibile è quella della nazionalizzazione, perché nessun soggetto privato può garantire tutela ambientale e sanitaria”, ha dichiarato.
Il segretario generale del sindacato sottolinea come la questione non riguardi più soltanto la necessità di un cambio di passo produttivo, ma una vera e propria emergenza: “La transizione ecologica, basata su forni elettrici e preridotto, era già un’urgenza. Oggi siamo dentro una crisi profonda, con istituzioni che si accusano reciprocamente di mentire. Il tempo delle contrapposizioni è finito”.
Per la CGIL, la priorità è chiara: ricostruire un fronte coeso che metta al centro la decarbonizzazione e una nuova visione industriale per Taranto. “Sotto questo cielo stiamo soccombendo tutti: serve unità e una lotta comune per un futuro produttivo sostenibile e dignitoso”, ha concluso D’Arcangelo.
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