Foto Francesco Manfuso
Foto Francesco Manfuso

Sette adolescenti, tutti residenti a Taranto e di età compresa tra i 14 e i 17 anni, sono stati raggiunti da misure restrittive eseguite dai Carabinieri del Comando Provinciale. I giovani, attualmente collocati in diverse comunità per minori nelle province di Bari, Lecce e Brindisi, sono ritenuti coinvolti in una serie di episodi violenti verificatisi nei primi mesi del 2025.

I provvedimenti, emessi dal G.I.P. presso il Tribunale per i Minorenni di Taranto su richiesta della Procura della Repubblica per i Minorenni, fanno riferimento a reati che vanno dal concorso in resistenza e violenza a pubblico ufficiale al vilipendio delle Istituzioni, fino alle lesioni personali aggravate da finalità razziste e dal numero degli aggressori.

I fatti contestati risalgono al 27 gennaio, quando un giovane nigeriano di 26 anni fu violentemente aggredito nel rione Tamburi. Secondo le ricostruzioni, i minori avrebbero agito col volto coperto utilizzando pietre, spranghe e bastoni contro il ragazzo e contro i militari intervenuti sul posto. Gli aggressori si sarebbero posizionati dietro alcuni cassonetti, da cui avrebbero poi lanciato oggetti contro le pattuglie dell’Arma.

L’indagine, svolta tra gennaio e aprile dal Nucleo Operativo e Radiomobile, ha incluso appostamenti, escussioni testimoniali, pedinamenti e il monitoraggio dei social network. Gli investigatori hanno così identificato i responsabili anche di altri due episodi, avvenuti il 29 e 30 gennaio, sempre nella stessa zona.

Nel primo caso, l’extracomunitario sarebbe stato nuovamente aggredito, con la distruzione dei suoi documenti e beni personali tramite il fuoco. Nel secondo, i minori avrebbero nuovamente lanciato pietre, questa volta contro una vettura dei Carabinieri intervenuta a seguito di segnalazioni per atti vandalici ai danni di autobus in transito.

In quella circostanza – riferiscono gli inquirenti – sarebbero stati anche intonati cori offensivi contro i militari e l’Istituzione, il tutto documentato e diffuso attraverso i profili social degli stessi ragazzi.

Tre dei sette giovani non sono imputabili per via della minore età (quattordicenni), ma la posizione degli altri quattro resta gravissima e il loro collocamento in comunità mira a interrompere un’escalation di violenza già giudicata preoccupante dagli organi giudiziari. Le indagini proseguono per accertare eventuali responsabilità aggiuntive o il coinvolgimento di altri soggetti.