Lega Pro: Ghirelli, ‘Il coronavirus ci ha messo in ginocchio’

Il presidente illustra quattro punti per il rilancio della categoria

Serie C
06.11.2020 16:49


La pandemia da Covid-19 sta mettendo fortemente alla prova tutto l’universo della Lega Pro. Ne ha parlato ai microfoni di TMW,  nel giorno del suo secondo anniversario alla guida della terza serie del calcio italiano, il presidente Francesco Ghirelli: “Io vedo anche tanta voglia di resistere e agire da parte delle nostre società e dei nostri presidenti, nonostante costi sempre più pesanti per la messa in sicurezza del personale e delle strutture, a fronte di stadi chiusi e la contemporanea scomparsa delle sponsorizzazioni. Oltre a questo ho visto calciatori, ragazzi e uomini che durante il periodo della quarantena si sono dimostrati educatori di vita nei confronti dei tanti giovani che seguono quotidianamente il mondo del pallone. Le 500 iniziative sociali di quel periodo, le 1400 complessive, danno il segnale del legame, dell’interconnessione che esistente fra chi in questa lega lavora e gli appassionati”. In questa stagione ha già dovuto affrontare il caso del Trapani: “Chi ha avuto modo di vedere quel capolavoro di ‘Guardie e ladri’ con Totò si sarà reso conto di come il ladro riesca spesso a trovare il sotterfugio giusto, insito nella natura umana, per ingannare i rappresentanti della legge. Quello che possiamo e dobbiamo fare è rafforzare sempre più le regole esistenti, aumentare i controlli, puntare su una nuova sostenibilità economica, ma sopratutto sulla certezza e la celerità della pena per queste mele marce”. Inevitabile parlare anche di riforma dei campionati: “Sono d’accordo che serva una riforma di sistema, perché è l’unica che può funzionare. Voglio ricordare che noi siamo stati l’unica lega che nel 2012 si è autoriformata passando da 90 a 60 società. Una operazione, questa, che definirei illuministica, ma basata solo sui numeri delle partecipanti. La riforma che serve alla Serie C non può partire dai numeri perché risulterebbe solo strumentale. Bisogna ragionare di mission, di sostenibilità e poi dopo di numeri, dell’articolazione dei campionati e di tutto il resto. Se volessi fare l’opportunista direi subito sì ad una Serie B a 40 squadre perché così i nostri problemi si sposterebbero a loro, ma non credo che sia giusto”. Per superare la crisi attuale si pensa a delle contromisure: “Stiamo lavorando oramai da mesi ad un piano strategico con il sostegno di PWC che comprende una serie di misure a sostegno delle società. In primis la sospensione dei versamenti fiscali e rateizzazione a lungo termine; a seguire l’erogazione a fondo perduto pari al 100% della somma per tutte quelle società che hanno sostenuto degli investimenti nei settori giovanili atti all’individuazione delle positività al virus; finanziamenti erogati dall’Istituto per il Credito Sportivo per le esigenze di liquidità e concessione di contributi in conto interessi sui finanziamenti. Il decreto Cura Italia 1 ci ha equiparato al settore industriale. Noi dobbiamo usufruire delle misure previste per le le piccole e medie imprese, quindi i finanziamenti erogati da ICS vanno garantiti dal livello centrale; infine per il provvedimento sul Credito di imposta c’è bisogno del decreto attuativo, è urgente che il governo lo vari. Ne abbiamo bisogno e non è più rinviabile. Mi appello al ministro Spadafora. In sintesi o arrivano risorse ed interventi dal governo o rischiamo il collasso. Continuare a giocare senza introiti è un onere pesantissimo. Il Paese soffre, i club soffrono e ciò non sarà sopportabile per tanto tempo”.

Coronavirus: 83 nuovi casi a Taranto e provincia
Serie C/C: Catania, Corte Federale Appello riduce la penalizzazione