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Adolfo Urso

Urso: “Procura mette a rischio riconversione ex Ilva”


Il ministro: “Afo1 compromesso, ritardi e rischi per produzione a Taranto. Governo deciso a rilanciare con tre forni”. E lunedì nuovo tavolo


Il processo di riconversione ambientale e industriale dell’ex Ilva di Taranto è a rischio. A lanciare l’allarme è Adolfo Urso, ministro delle imprese e del Made in Italy, che durante il question time alla Camera ha evidenziato come la mancata autorizzazione della Procura di Taranto sul colaggio dei fusi nell’altoforno Afo1, sequestrato l’8 maggio scorso, abbia compromesso l’impianto e reso impossibile ogni ulteriore attività.

“Sono passate due settimane dalla richiesta e non è arrivata l’autorizzazione: Afo1 è ormai compromesso”, ha dichiarato Urso, sottolineando che la situazione ha un impatto diretto sulla sostenibilità economica dello stabilimento, sul negoziato in corso con le imprese interessate all’acquisizione e sull’occupazione diretta e dell’indotto.

Al termine del vertice urgente convocato a Palazzo Chigi con le organizzazioni sindacali, il ministro ha annunciato un nuovo tavolo di confronto lunedì prossimo presso il Ministero del Lavoro, dove saranno affrontate le ricadute occupazionali e sull’utilizzo della cassa integrazione.

Urso ha ribadito che l’obiettivo resta garantire la produzione siderurgica italiana, fondamentale nel contesto dei nuovi assetti geopolitici. “È necessario procedere con la decarbonizzazione del sito di Taranto, come già avviene a Piombino e Terni. Per questo ho condiviso con il presidente della Regione Puglia la necessità di sottoscrivere un accordo di programma specifico”, ha detto.

Il ministro ha indicato anche le tre condizioni preliminari per concludere positivamente il negoziato sull’ex Ilva:

  1. Il rilascio rapido dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) che sia sostenibile e garantisca la tutela della salute;
  2. Il via libera alla nave rigassificatrice, fondamentale per alimentare i futuri forni elettrici e gli impianti DRI;
  3. Il mantenimento dell’attività produttiva durante la fase di transizione, per preservare le quote di mercato e l’occupazione.

Sulla vicenda Dri d’Italia, Urso ha chiarito che la decisione del Consiglio di Stato di annullare la gara non compromette il progetto, grazie alla scelta del governo di finanziare l’opera con fondi di coesione nazionale anziché PNRR. “Una decisione contestata allora, ma oggi salvifica”, ha osservato.

“Siamo pronti a percorrere ogni strada per garantire la ripresa produttiva, con tre nuovi forni elettrici e nel pieno rispetto degli obiettivi ambientali. Serve un lavoro di squadra leale tra tutti i livelli istituzionali, come già avvenuto con successo in Toscana e Umbria”, ha concluso il ministro.

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