Quel pressing “moderno” che Federico inventò prima di tutti
Che calciatore era Caputi? Il ricordo “tecnico” di Angelo Briganti

Il calcio tarantino, e non solo, piange Federico Caputi, morto oggi (domenica 3 agosto) a 75 anni nella sua Latina. Ma che tipo di calciatore era? Tecnicamente, ce lo racconta Angelo Briganti.
Rosati lo provò per caso e lui cambiò il destino suo e del Taranto: Federico riscrisse la stagione. Atleta perfetto e uomo vero…
(Di Angelo Briganti) Se ne va Federico, calciatore simbolo di un calcio che non c’è più. Un’icona silenziosa, ma essenziale degli anni ’70, protagonista in quella Serie B fatta di sacrificio, sudore e spirito di squadra. Uomo prima che atleta, ricordato da tutti come una persona sorridente, generosa e profondamente inclusiva.
Indossava la maglia numero 11, spesso portata fuori dai pantaloncini. Non era un’ala sinistra, tutt’altro. All’epoca, non era raro che i numeri tradizionalmente assegnati a ruoli offensivi finissero sulle spalle di giocatori operai, quelli meno inquadrabili negli schemi classici. Federico era uno di loro: il “tuttocampista”, il jolly per definizione.
Nel video sotto, il servizio Rai di Taranto-Juventus 1-1 (Coppa Italia 1977-78): il pari rossoblu fu firmato proprio di Federico Caputi 👇
Durante le visite mediche precampionato, i dottori lo definivano “l’atleta perfetto”. Un giudizio che raccontava bene la sua versatilità, la resistenza, la disciplina. Un calciatore che ogni allenatore avrebbe voluto in squadra. E così fu, anche in quell’annata maledetta. Non partì titolare, ma grazie a un’intuizione tattica di Mister Rosati, trovò spazio dopo poche giornate.
Entrò in punta di piedi, senza clamore, ma diede subito equilibrio, pressing, raddoppi (un concetto ancora innovativo per l’epoca), muscoli e sostanza. La squadra intera ne trasse beneficio. Poi arrivò il peggiore degli imprevisti. Addio, Federico. Grazie per tutto quello che hai dato. Dentro e fuori dal campo.
