Taranto, una rinascita ancora incompiuta tra difficoltà e speranze
(Di Anthony Carrano) Ci si aspettava sicuramente una rinascita diversa per il Taranto che, dopo il fallimento in Serie C, è costretto a fare i conti con il purgatorio dell’Eccellenza pugliese.
Un campionato iniziato con buone idee e una certa continuità di risultati ha progressivamente lasciato spazio a scenari tutt’altro che scontati, soprattutto se si considera il blasone e l’importanza di una città che sta vivendo il punto più basso della propria storia calcistica.
Gli ultimi due mesi raccontano di una squadra in evidente difficoltà, alla costante ricerca di un’identità. Il Taranto appare come un vero e proprio cantiere aperto, con un continuo via vai di giocatori che non favorisce certo il lavoro di amalgama che mister Panarelli sta cercando di portare avanti per dare equilibrio al gruppo. Una situazione che ha inevitabilmente inciso sul rendimento e che, per la prima volta, ha portato anche alla contestazione da parte dei tifosi.
La sosta per le festività potrebbe rappresentare un momento di reset, utile per trasformare in gioco e risultati tutta l’amarezza accumulata nelle ultime uscite. Intanto, però, la vetta occupata dal Bisceglie dista nove punti: un divario importante, difficile da colmare ma non impossibile, soprattutto guardando ai singoli che compongono la rosa rossoblù, formata da numerosi calciatori di categoria superiore.
La sensazione è che manchi ancora la giusta convinzione per inserire la freccia e affrontare il girone di ritorno sulla corsia di sorpasso. Dal canto suo, la famiglia Ladisa sta garantendo il massimo supporto economico al direttore sportivo Danilo Pagni nel tentativo di raddrizzare la rotta. L’auspicio è che, una volta lasciato alle spalle un 2025 fin qui catastrofico sotto il profilo calcistico, la squadra possa ritrovare linfa vitale e fiducia.
La prima vittoria utile potrebbe rappresentare la scintilla decisiva, capace di restituire motivazioni e slancio a un gruppo che nelle ultime giornate ha mostrato proprio questo limite. Il Taranto è chiamato a reagire: il tempo per cambiare passo c’è, ma ora servono fatti, non solo speranze.