Tribunale di Milano: ‘Risarcire proprietari di immobili quartiere Tamburi di Taranto’

La decima sezione civile ha riconosciuto il danno connesso alla intollerabile immissione di polveri provenienti dallo stabilimento Ilva

CRONACA
Iv.
16.03.2020 15:29

Lavvocato tarantino Massimo Moretti
Un nuovo successo giudiziario nella lunga lotta dei cittadini di Taranto proprietari di immobili nel quartiere Tamburi di Taranto per ottenere il risarcimento del danno subito nei lunghi anni di soggezione alle immissioni di polveri provenienti dallo stabilimento ILVA di Taranto
. La decima sezione civile del Tribunale di Milano, con due ordinanze del febbraio 2020, una a firma del Presidente Relatore dr. Damiano Spera, e l’altra a firma della relatrice dr.ssa Grazia Fedele (Presidente dr.ssa Nadia Dell’Arciprete), ha riconosciuto il diritto di due nuclei familiari proprietari di immobili nel quartiere Tamburi, patrocinati dall’Avv. Massimo Moretti del foro di Taranto, al risarcimento del danno connesso alla intollerabile immissione di polveri provenienti dallo stabilimento ILVA di Taranto, ed ha accolto l’opposizione allo stato passivo da questi proposta nel 2017, ammettendo l’insinuazione allo stato passivo della procedura di Amministrazione Straordinaria di ILVA S.p.A. delle somme da questi richieste, e pari al 20% del valore dell’immobile al momento della domanda. I provvedimenti hanno portata storica, poiché sono i primi provvedimenti con i quali il Tribunale di Milano ha riconosciuto il diritto al risarcimento di proprietari di immobili del quartiere Tamburi di Taranto, dopo che nel gennaio 2015 la società ILVA è stata ammessa alla procedura di Amministrazione Straordinaria dinanzi appunto al Tribunale di Milano. E’ utile ricordare, infatti, che con l’ammissione di ILVA S.p.A. alla procedura concorsuale, disposta dallo Stato Italiano nel gennaio 2015, i cittadini di Taranto che si ritenevano danneggiati dalle intollerabili immissioni di polveri provenienti dallo stabilimento ILVA di Taranto, non hanno potuto più agire in giudizio dinanzi al Giudice naturale, quello di Taranto, territorialmente competente, per reclamare il proprio diritto risarcitorio già riconosciuto per altri cittadini con sentenza del Tribunale civile di Taranto del 2014 (G.U. dr. Marcello Maggi), confermata in appello dalla Corte di Appello di Lecce, Sezione distaccata di Taranto (Giudice relatore dr. Ettore Scisci). Dal gennaio 2015, infatti, per i cittadini danneggiati è stato possibile unicamente richiedere la insinuazione al passivo del proprio credito risarcitorio nei confronti della procedura concorsuale, aperta presso il Tribunale di Milano, quantificato in base alla giurisprudenza già consolidatasi delle Corti joniche e salentine. Il Giudice Delegato del Tribunale Civile di Milano alla procedura concorsuale di ILVA S.p.A., su conforme parere dei consulenti della procedura (e qui ci sarebbe da aprire un bel capitolo su come sia stata gestita questa procedura concorsuale e perché ci sia stata questa “resistenza”, argomento che sarà meglio approfondito nella diretta facebook che sarà fatta oggi 16.3.2020 alle 11), nel giugno 2017 ha rigettato tutte le istanze dei cittadini di Taranto tese ad ottenere l’insinuazione al passivo di un credito risarcitorio. I cittadini patrocinati dall’Avv. Massimo Moretti non si sono però dati per vinti, e nell’ottobre 2017 hanno opposto il provvedimento di rigetto nelle forme previste dalla vigente legge fallimentare, e quindi hanno introdotto un giudizio dinanzi al Tribunale Civile di Milano per ottenere il riconoscimento del proprio diritto alla insinuazione al passivo di ILVA S.p.A. per un credito risarcitorio connesso alla intollerabile immissione di polveri provenienti dallo stabilimento ILVA che ha comportato per lunghi anni il ridotto godimento del proprio immobile e gravi limitazioni alla propria vita quotidiana. Finalmente, con il provvedimento appena depositato, il Tribunale Civile di Milano ha riconosciuto, sulla scorta di quanto disposto in materia di “immissioni” dall’art. 844 c.c., la fondatezza della domanda dei cittadini di Taranto e ha ordinato l’ammissione al passivo della procedura concorsuale per la somma richiesta, pari a circa 15mila euro per ogni nucleo familiare e quindi per appartamento. Come precisato, il provvedimento ha natura storica, poiché in passato sulla richiesta risarcitoria dei cittadini residenti al quartiere Tamburi si erano espressi solo il Tribunale di Taranto e la Corte di Appello di Lecce, mentre oggi, per la prima volta anche il Tribunale di Milano ha riconosciuto il diritto risarcitorio dei cittadini di Taranto nei confronti del soggetto giuridico che ha causato le intollerabili immissioni di polveri. Purtroppo c’è da aggiungere che il credito viene ammesso al passivo della procedura concorsuale in via “chirografaria”, cioè senza alcun privilegio, e che quindi esso potrà essere pagato soltanto dopo che saranno pagati i debiti cd. in “prededuzione” e quelli “privilegiati”, e tanto porta a ritenere che la procedura concorsuale non avrà la disponibilità economica per soddisfarli, neppure in parte. A questo punto però lo Stato Italiano non potrà più rimanere inerte di fronte a questa richiesta di giustizia che proviene dai soggetti danneggiati, e che viene confermata anche dalla decisione del Tribunale di Milano. E la battaglia per il risarcimento si dovrà quindi ora spostare sui tavoli della politica e della amministrazione pubblica, in modo che il diritto riconosciuto non resti sulla carta, ma porti ad un reale indennizzo per i soggetti che hanno subito il danno, tra l’altro sulla scorta delle intervenute decisioni della CEDU che hanno già condannato lo Stato Italiano per la violazione degli artt. 8 e 13 della Carta dei Diritti Umani nella gestione della questione ILVA, e che potrebbero tornare a condannare lo Stato Italiano anche per la violazione delle norme a tutela della proprietà.

Taranto: 5 giugno 1983, una delle partite più drammatiche
Emergenza coronavirus: Produzione mascherine nelle confezioni di Martina Franca