È previsto per domani (mercoledì 14 maggio) l’avvio delle operazioni di spegnimento della batteria 9 nel reparto Cokerie dello stabilimento di Taranto di Acciaierie d’Italia. L’azienda, secondo quanto riferito alle organizzazioni sindacali, procederà la prossima settimana alla fermata completa dell’impianto, con il conseguente collocamento in cassa integrazione dell’intero personale impiegato nella linea.
La notizia si inserisce in un quadro più ampio, che riguarda tutti i siti del gruppo. Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria ha infatti prospettato una nuova richiesta di cassa integrazione per 4.046 lavoratori, distribuiti tra le diverse sedi operative.
A Taranto la situazione è la più critica, con 3.538 addetti interessati dal provvedimento. Seguono Genova (178), Novi Ligure (163), Marghera (26), Legnaro (10), Milano (36, sede uffici), Paderno (15), Salerno (20) e Taranto Energia (15).
Questi numeri superano sensibilmente quelli contenuti nell’accordo siglato il 4 marzo scorso tra azienda e organizzazioni sindacali, che prevedeva un massimo di 3.062 cassintegrati a rotazione, di cui 2.680 a Taranto, su un totale di quasi 10.000 dipendenti. Prima del grave incidente avvenuto il 7 maggio all’altoforno Afo1, la media di lavoratori in cassa integrazione si aggirava intorno a quota 2.000.
La richiesta ufficiale sarà presentata domani al ministero del Lavoro, dove si terrà l’istanza di esame congiunto. Intanto i sindacati esprimono forte preoccupazione per la possibilità che i numeri possano salire ulteriormente, aggravando un contesto già critico e compromesso dal sequestro dell’altoforno che ha causato un netto dimezzamento della produzione.
La vertenza si preannuncia complessa e destinata ad aprire un nuovo fronte di confronto tra azienda, governo e parti sociali sul futuro industriale del gruppo e sul destino occupazionale di migliaia di lavoratori.
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