“Richieste accolte, escluse solo due attività. Mai chiesto il colaggio dei fusi. Si segnalano ustioni e contusioni tra i dipendenti”
La Procura di Taranto ha chiarito la propria posizione in merito alla vicenda dell’altoforno 1 dello stabilimento ex Ilva, sottolineando che le attività richieste da Acciaierie d’Italia in As sono state quasi interamente autorizzate nei tempi previsti. La precisazione arriva attraverso una nota firmata dalla procuratrice Eugenia Pentassuglia, in risposta alle recenti dichiarazioni dell’azienda e ad alcune affermazioni di esponenti del governo.
Secondo quanto indicato nel documento, sulla base delle valutazioni tecniche fornite da Arpa Puglia nel parere trasmesso alle ore 12:04 del 10 maggio, l’ufficio della Procura ha emesso il relativo provvedimento alle ore 13:01 dello stesso giorno. Il tutto è avvenuto, si precisa, “nel rispetto del termine di 48 ore segnalato dall’azienda”, con l’autorizzazione alla quasi totalità delle operazioni richieste. Restano escluse solo quelle attività che, secondo Arpa, “non incidevano sull’integrità degli impianti” o che risultavano “confliggenti con esigenze probatorie legate al sequestro”.
Nel comunicato, la procuratrice ha inoltre risposto all’asserzione dell’azienda secondo cui non sarebbero state autorizzate in tempo alcune operazioni di manutenzione e messa in sicurezza, compromettendo così le procedure standard. In particolare, si fa riferimento all’asserito rifiuto della Procura ad autorizzare il cosiddetto “colaggio dei fusi”, descritto da AdI come essenziale per evitare il blocco definitivo dell’impianto.
Su questo punto, Pentassuglia è stata netta: “Tale richiesta non risulta essere stata avanzata in nessuna delle due istanze presentate dai legali di AdI in As”. Inoltre, ha aggiunto che sono attualmente in corso accertamenti tecnici finalizzati a chiarire le cause dell’incendio del 7 maggio e a individuare eventuali responsabilità.
Infine, la nota della Procura smentisce un ulteriore elemento contenuto nel comunicato aziendale, secondo cui nessun lavoratore sarebbe stato coinvolto nell’incidente. La magistratura precisa infatti che “alcuni dipendenti di AdI avevano avuto accesso alla unità sanitaria interna allo stabilimento a causa di ustioni di lieve entità, contusioni ed escoriazioni”.
L’intera vicenda resta al centro dell’attenzione istituzionale e mediatica, con risvolti rilevanti sia sul piano giudiziario che su quello industriale, in attesa degli sviluppi legati alle indagini in corso.
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