Taranto: Giove, ‘La ricostruzione riparte da Cazzarò...’

Il presidente: ‘Sogno la Serie A, ma spero di dire definitivamente addio alla Serie D’

TARANTO
Vito Galasso
11.03.2018 12:41

Da raccattapalle a presidente. Il passo non è stato breve. La passione per il Taranto di Massimo Giove è matura e viva, mette in evidenza lo spirito di coraggiosa intraprendenza che lo porta ad avventurarsi in un percorso difficile, reso ancor più delicato dai suoi trascorsi in riva allo Ionio. Così Il patron dei rossoblù si racconta sulle colonne de "La Gazzetta del Mezzogiorno" per allontanare gli scetticismi e promuovere la sua gran voglia di fare bene.
"Ci ho pensato a lungo prima di catapultarmi in questo nuovo progetto - dichiara Giove -. Avrei potuto farmi affiancare da alcuni soci, molti anche importanti, ma il passato mi ha insegnato che non era il caso. Ringrazio la precedente gestione che gentilmente ha ceduto alla mia insistenza, al mio attaccamento, alla mia fede. Oggi il calcio è cambiato, è diverso. Bisogna controllare e monitorare continuamente prima di poter compiere un investimento. La mia intenzione è di dare continuità sportiva e gestionale al Taranto, che a sua volta deve essere capace di soddisfare i propri bisogni, auto-alimentandosi".
L'assenza di infrastrutture adeguate è un problema di non poco conto. "In queste condizioni non si può programmare - chiarisce il massimo dirigente -. Ho in mente, e ci sto già lavorando, un centro sportivo con 5-6 campi di calcio in erba naturale o sintetica dove poter mettere in piedi un'academy capace di sfornare giovani talenti. Ne ho già parlato con il sindaco Melucci e con il presidente della Provincia Tamburrano. La gestione del settore giovanile è complicata perché siamo in continuo pellegrinaggio. Ho deciso di affidarmi all'associazione Suerte perché ha gli strumenti e le competenze per potersi occupare del nostro vivaio. Non ho seguito molto, lo so che è grave, ma in questo periodo mi sto dedicando alla riorganizzazione del club e alla cura della prima squadra".
La piazza è esigente, ma non va illusa. "Ho preferito mantenere un profilo basso per cercare di rimettere il calcio al primo posto - prosegue il presidente -, senza comunque sottrarmi al confronto come qualcuno ha percepito. Chi va in campo deve essere protagonista, non chi gestisce".
Le iniziative a favore dei tifosi hanno un solo scopo. "Voglio riportare la gente allo stadio - dichiara Giove -. Abbiamo il compito di avvicinare la simpatia dei bambini, i tifosi del domani, altrimenti rischiamo di perderli. Non è vero che ho intenzione di cedere".
La classifica impone la classica bandierina bianca da sventolare in segno di arresa. "Sfortunatamente sono arrivato tardi - riferisce sconsolatamente il numero uno del Taranto -, benché la squadra stia viaggiando a doppia velocità. Il Potenza ha vinto il campionato meritatamente. Ripescaggio? Sono contro un'eventuale ammissione onerosa. Non sono avvezzo a sprecare risorse. In passato è stato commesso un errore, buttando 300.000 euro dalla finestra. Quei soldi potevano essere investiti per allestire una rosa competitiva in serie D. Bisogna vincere sul campo. Al contrario, sono favorevole a un'ammissione per meriti acquisiti. Vinciamo i play-off e poi vediamo. Se ci vogliono in serie C, bisogna dirlo in tempo utile perché non possiamo permetterci follie".
La struttura societaria cambia e si evolve. “È adeguata al campionato di competenza - sostiene Giove -. Ogni settore è coperto. Ora stiamo cercando un direttore sportivo in grado di intercettare giovani giocatori e un supervisore tecnico di tecnico, che abbiamo già individuato. Cazzarò? È intoccabile. Continuerà a essere l'allenatore del Taranto, da lui ripartirà il progetto di ricostruzione".
Sognare non costa nulla. "Spero di arrivare in serie A, ma è solo un sogno - chiude il patron -. Mi auguro, come minimo, di tirare fuori il Taranto dal pantano della serie D".

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