Manuel Pera: 'A Taranto c'erano problemi: ho avuto ragione...'

L'ex attaccante ionico a Blunote: 'Non sono Ronaldo e posso sbagliare anche io...'

TARANTO
Alessio Petralla
27.05.2018 13:26

Manuel Pera è uno degli attaccanti più prolifici della Serie D, lo ha confermato anche in questa stagione nonostante la falsa partenza con la maglia del Taranto. Terminata anzitempo l’anonima avventura rossoblu, ha trascinato la Recanatese alla salvezza a suon di gol. "L’esperienza di Recanati è stata fantastica - racconta a Blunote -: ho realizzato diciannove gol in venti partite e, a dire il vero, non me l'aspettavo. Prima che la squadra venisse rinforzata eravamo messi male, eppure ci siamo salvati con una giornata d'anticipo".

IL TARANTO: "Non sono Ronaldo, posso sbagliare anch’io. Qualcuno non l'ha capito. Personalmente, è andata male, anche se dopo la quinta giornata ho giocato solo spezzoni. Potevo fare di più, non è stata positiva, anche se qualche problema c'era e si è visto: di fatto nè il direttore nè la società sono arrivati fino in fondo. Quindi qualche ragione l'ho avuta anch’io".

I CAMPIONATI: "La differenza è solo agonistica, tecnicamente siamo lì. Gli stadi del sud sono difficili come ambiente e come tipologia di terreno dal momento che alcuni sintetici sono al limite della regolarità e sugli spalti trovi il triplo degli spettatori".

SUD E NORD: "A Taranto mi sentivo bene. Il problema era all'interno della società: l’impressione è che ho avuto ragione, qualcosa non andava. La gente mi ha contestato perchè si aspettava tanto da me: sono il primo a criticarmi quando non faccio bene, ma a volte ho giocato gli ultimi 5 minuti e senza mai tirarmi indietro. Ognuno può pensare ciò che gli pare, sono a posto con la coscienza".

I TECNICI: "Con Cozza sono stato benissimo, mi faceva sentire importante. Con Cazzarò uguale, ma bisogna chiedere a lui il motivo per cui non giocavo. Quando era tutto in ordine ho sempre dato il massimo, ma quando c'era qualche problema ero il primo a risentirne: se devo vivere a mille chilometri da casa, senza vedere mai mio figlio (solo tre volte in quattro mesi) compiendo sacrifici per non venire neanche ripagato diventa dura. Allora, sono il primo a chiedere di andare via. Poi, ognuno può interpretarla come vuole".

IL FUTURO: "Resto a Recanati: mi sono trovato bene. La società non mi ha fatto mancare nulla e hanno mantenuto gli impegni fino alla fine, ciò che non posso dire di altre società. Per me è un lavoro e se manca sono in mezzo a una strada. Do sempre il massimo e voglio che le società mantengano gli impegni assunti".

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