Calcio all’americana. Rosso a Vicenza: io può! Chievo, Parma, Palermo Cesena, Foggia…quante storie

27.06.2018 14:07

In questi giorni il nostro calcio è oggetto di attenzione da parte degli States. Una singolare gara di imprenditori americani che tentano di acquisire il Milan. Fa piacere l’interesse di imprenditori forti, anche se stranieri, per il nostro calcio sicuramente bisognoso di soggetti che siano in grado di consentire alla nuova società il rispetto del così detto F.F.P. – Financial Fair Play. Ne sa qualcosa il Milan, oggetto di sanzioni pesanti. L’Uefa ha deciso di escludere la nostra compagine, la più titolata per conquiste sul campo, dalla Europa League. Oltre a questo cinese dal patrimonio poco trasparente, si ha l’impressione che il management, Fassone in testa, non abbia saputo avviare un discorso costruttivo con gli organi Uefa. Una maggiore prudenza e forse un “pizzico” di arroganza in meno, avrebbe giovato.

Il Milan “americano” ci dà lo spunto per segnalare un altro caso che rischia di creare un pericoloso precedente nel nostro calcio. Ci stiamo avviando ad abbattere un caposaldo del nostro ordinamento sportivo. Vale a dire la libera circolazione del titolo sportivo. Come avviene in America, appunto. Quando una società è in difficoltà, il titolo sportivo, cioè la “patente” per giocare, si può comprare e portare la Serie A in qualsiasi altra città. È un sistema, per carità. Porta però ad annullare in un solo colpo quella che è la tradizione calcistica di una città e il patrimonio dei tifosi sul territorio. Senza contare che le norme non lo consentono…

Il caso del L.R. Vicenza Virtus di Renzo Rosso, che tutti hanno salutato con grande enfasi e che pare incontri anche il consenso della istituzioni sportive, Federcalcio in testa. A noi, solita voce fuori del coro, piace poco. Anzi nulla. L’articolo 52 delle Noif, come noto, vieta la circolazione del titolo sportivo. Proprio per proteggere la tradizione delle città e impedirne il “mercato”. La situazione del Vicenza, società nobilissima, seconda in un Campionato di Serie A, nella quale ha militato anche un “certo” Paolino Rossi, è stata uno strazio per tutti i tifosi d’Italia. Un fallimento complicato. Con un esercizio provvisorio spesso messo in discussione. Terminato con la cancellazione del panorama calcistico professionistico. Invece il campionato è stato portato a termine. Il signor Diesel, Renzo Rosso, patron del Bassano, anch’esso militante in Lega Pro, ha chiamato “banco”. Ha promesso il completo rilancio di una piazza così prestigiosa. Però… C’è un grande però. Anziché costituire una nuova società. Affiliarla. Aggiudicarsi l’azienda dalla curatela. Pagare tutto il debito sportivo e chiedere alla Federcalcio di attribuire il titolo del Vicenza fallito, il Sig. Rosso ha voluto fare il “furbo”. Ha costretto/obbligato la curatela a suddividere l’azienda in due rami sportivi. Si è quindi aggiudicato solo una parte dell’azienda. Ha trasferito a Vicenza, il titolo sportivo del Bassano, cambiando sede e denominazione sociale. Il sistema, francamente, non ci piace. Le conseguenze di tale meccanismo? Molto rilevanti. Nel ramo d’azienda che il Sig. Rosso non ha comperato sono rimasti 6 giocatori. Non è ancora chiaro chi pagherà gli emolumenti arretrati. Forse la curatela con il ricavato della vendita del ramo d’azienda? Con un rilievo, nei casi ordinari, la Federcalcio, prima di attribuire il titolo sportivo, pretendeva giustamente che il compratore pagasse per intero tutti i tesserati… (sic!). Seconda conseguenza. A Bassano non si può più fare calcio professionistico. I tifosi di quella cittadina si vedono privati del proprio stadio e del proprio campionato. Siamo proprio sicuri che le norme lo consentano? La risposta è negativa. Innanzitutto perchè il citato articolo 52 delle Noif  (al numero 2) vieta, esplicitamente, la valutazione economica e la cessione del titolo sportivo. Ma poi al numero 3 (lo dobbiamo riportare per intero, non ce ne vogliano i lettori) prevede che:

“3. Il titolo sportivo di una società cui venga revocata l’affiliazione ai sensi dell’art. 16, comma 6, può essere attribuito, entro il termine della data di presentazione della domanda di iscrizione al campionato successivo, ad altra società con delibera del Presidente federale, previo parere vincolante della COVISOC ove il titolo sportivo concerna un campionato professionistico, a condizione che la nuova società, con sede nello stesso comune della precedente, dimostri nel termine perentorio di due giorni prima, esclusi i festivi, di detta scadenza:

1) di avere acquisito l’intera azienda sportiva della società in stato di insolvenza;

2) di avere ottenuto l’affiliazione alla F.I.G.C.;

3) di essersi accollata e di avere assolto tutti i debiti sportivi della società cui è stata revocata l’affiliazione ovvero di averne garantito il pagamento mediante rilascio di fideiussione bancaria a prima richiesta;

4) di possedere un adeguato patrimonio e risorse sufficienti a garantire il soddisfacimento degli oneri relativi al campionato di competenza;

5) di aver depositato, per le società professionistiche, dichiarazione del legale rappresentante contenente l’impegno a garantire con fideiussione bancaria a prima richiesta le obbligazioni derivanti dai contratti con i tesserati e dalle operazioni di acquisizione di calciatori. Il deposito della fideiussione è condizione per il rilascio del visto di esecutività dei contratti”.

E quindi, cara Federazione (Malagò e Fabbricini) e caro Signor Rosso, non ci siamo. Qui non è stata acquisita l’intera azienda sportiva, ma solo un ramo di essa. Infatti, dice Rosso: io prendo il titolo del Bassano, io cambio la denominazione sociale e io trasferisco la sede… Ma non ci siamo un’altra volta. Qui ci si deve riferire agli articoli 17 e 18 delle Noif. Il primo prevede che la denominazione sociale sia quella risultante dall’affiliazione. Quindi Bassano. Il mutamento può essere autorizzato dalla FIGC. Il problema è nell’articolo 18 delle Noif. La sede sociale è quella indicata al momento dell’affiliazione (sempre Bassano).

Il Presidente della FIGC delibera sulle domande di trasferimento della sede, ma “la società deve trasferirsi in Comune confinante”. Di certo i due Comuni non confinano. Sono distanti 30 chilometri. Con una decina di altri comuni nel percorso. Sì è vero, nella norma si parla anche di “salvo casi eccezionali”. Ma qui si sta decidendo di violare le norme sulla circolazione del titolo sportivo. Il Signor Diesel non si è aggiudicato l’intera azienda. Non ha pagato tutti i calciatori. I Comuni non sono confinanti. Si sta togliendo il calcio professionistico a Bassano! Comprendiamo tutto. “Diciamo” quindi che siano diventati americani (non ci resta altra soluzione) e “diciamo” pure che il titolo sportivo si compra e lo si porta dove si vuole. Alla faccia delle norme e dei tifosi bassanesi. “Diciamo” anche che così “vollero”, nel ventunesimo secolo, Malagò e Fabbricini!

Alla spicciolata (perché sul Vicenza mi sono “sbizzarrito” abbastanza): il Cesena smobilita, sui suoi promettenti giovani (trasformandoli in carne da “macello”) si stanno “fiondando” in tanti, sopratutto procuratori di “grido” (mi prudono i polpastrelli a non farne i nomi). Il Chievo rischia penalizzazione e multe, non la retrocessione. Si dispera Zamparini, piange Palermo. La B del Foggia appesa a un filo. Sul “salvataggio” del Parma e sui quegli sms da “dementi” potrebbe far dottrina un indirizzo giuridico precedente. Quello che salvò Izzo e l’Avellino (Eduardo Chiacchio docet). Un Giancaspro “circense” sta facendo triplici salti mortali per salvare il Bari. La Lucchese cambia proprietà, ma non le pessime abitudini (non paga gli stipendi). Sperano nella riammissione o ripescaggio, a seconda dei casi, Ternana ed Entella e, perché no, anche il Siena. In Lega Pro avvistato un “gruppo” di presidenti in “fuga” ne sapremo di più dopo fine giugno. Mike Piazza lascia Reggio scortato dalla Digos. Sulle licenze nazionali e sui ripescaggi in Serie C ci sarà da scrivere un “poema” nel mese di luglio. Sarà il Santarcangelo a prendere il posto del Bassano? Sulle seconde squadre Malagò, Fabbricini e… Costacurta hanno “toppato” in maniera indecorosa. Ma anche questo si era capito da tempo! Renzo Ulivieri incoerente. Giù le mani da Abete. Il perenne rinvio dell’assemblea elettiva in Federcalcio, la “storiaccia” dei tre mandati, sta diventando una cosa che da “da pensare”. Andreotti avrebbe detto che a pensar male è peccato, ma spesso ci si indovina.

Alla luce di tutto una considerazione: sarebbe stato meglio se il buon “Carletto” (Tavecchio) non si fosse dimesso…

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