Via della seta: Arriva un’altra fregatura per il Porto di Taranto

Con l’accordo tra Cina e Italia si guarda solo a Trieste, a conferma dello scarso valore dei politici nostrani

CRONACA
24.03.2019 10:06

Un’altra fregatura per il porto di Taranto. Il memorandum firmato Roma tra il governo italiano e quello cinese sulla via della seta guarda soltanto al porto di Trieste. Eppure, se fossimo stati ben rappresentati a livello nazionale avremmo dovuto pretendere quelle attenzioni dovute a un territorio che allo stato italiano ha dato tutto ricevendo inquinamento e marginalità.

Il nostro porto, la vasta retroportualità, l’intermodalità con le reti ferroviarie, autostradali e con un aeroporto a 15 km dai moli, con un risparmio di almeno un giorno di navigazione rispetto ai porti del nord Adriatico, potevano rappresentare l’alternativa e la complementarià logistica nei confronti del porto di Trieste.

Ma per arrivare a questi risultati il nostro porto avrebbe avuto bisogno di validi sponsor politici impegnati a marcare il premier Conte e il ministro Toninelli strappando loro atti concreti. La via della seta per il porto di Taranto, ma anche per gli altri porti pugliesi, si potrebbe trasformare, quindi, in una Via della sete di lavoro e di contratti.

E non veniteci a prendere più in giro quando parlate o scrivete di alternative di sviluppo nei confronti della siderurgia, del petrolio e del carbone. La misura è davvero colma.

DI WALTER BALDACCONI

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