Acciaio, ambiente e sport: chi è magnate indiano che vuole l'Ilva?

CRONACA
Redazione
08.03.2017 19:17

Chi è Sajjan Jindal, l'imprenditore indiano seriamente intenzionato a investire sull'Ilva e su Taranto? Cerchiamo di scoprirlo attraverso una lunga intervista che il presidente di Jindal South West rilasciò al Sole 24 Ore lo scorso 17 febbraio. Jindal, ingegnere di 57 anni, parte da un presupposto importante: l'utilizzo del gas al posto del carbone: "L’utilizzo del gas in siderurgia in sostituzione del carbone non è una chimera o una fantasia irrealizzabile. È una realtà tecnologica e industriale che applichiamo da tempo nelle nostre acciaierie in India. Se ci aggiudicheremo l’Ilva con la compagine di AcciaItalia, sarà con il preridotto e altre soluzioni tecniche basate sul gas che faremo tornare blu il cielo e pulita l’aria di Taranto ed elimineremo sostanze nocive cancerogene come gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici) che sono conseguenza dell’uso del carbone".

PRIMO PASSO IN EUROPA "Non abbiamo mai compiuto un investimento in Europa,'vogliamo farlo per la prima volta. Con questa operazione giochiamo in Europa e scommettiamo sull’Italia per l’esperienza che caratterizza le maestranze del settore manifatturiero italiano".

IMPATTO AMBIENTALE  "L’Italia è uno dei maggiori mercati europei per l’acciaio, con un potenziale di 30 milioni di tonnellate annue ed è importatore netto di acciaio, soprattutto dei prodotti piani. L’Italia ha visto chiudere, o ridimensionare drasticamente, impianti storici che partono dal minerale come Cornigliano, Bagnoli e Piombino. È rimasto solo Taranto. Con l’Ilva noi vogliamo fare il nostro primo investimento in Europa. Vogliamo trasformarla nella maggiore acciaieria europea per volume e per profittabilità. E, attraverso l’utilizzo del gas, desideriamo farne il nuovo standard per il rispetto dell’ambiente in Europa in armonia con la diminuzione dei gas serra che è un obiettivo prioritario dell’Unione europea. Chi è ostile al preridotto lo è perché non sa utilizzarlo e non sa implementarlo nelle acciaierie. Noi siamo il primo gruppo siderurgico indiano per volumi e redditività. Produciamo 18 milioni di tonnellate all’anno, 4 dei quali con la tecnologia del preridotto. E lo facciamo in un Paese, l’India, dove il gas costa di più e dove ci sono meno pipeline con cui approvvigionarsi rispetto all’Italia. Attraverso il preridotto e con la copertura totale dei parchi minerali, a Taranto sarà possibile abbattere drasticamente l’impatto ambientale dell’impianto siderurgico. L’effetto sarà dirompente per gli standard europei di produzione dell’acciaio. Per questo alcuni acciaieri criticano questa soluzione, per non doverla adottare anche loro, sostenendo i relativi investimenti, quando sarà chiaro che è realizzabile e redditizia".

INVESTIMENTI E FLESSIBILITÀ "Pensiamo di investire una cifra significativa, nell’ordine di diversi miliardi di euro. L’obiettivo è arrivare, in un periodo compreso fra i tre e i cinque anni, a produrre fra i 10 e i 12 milioni di tonnellate all’anno. Sei milioni di tonnellate con le tecniche tradizionali e fra 4 e 6 milioni di tonnellate prodotte con tecniche alternative, fra cui l’utilizzo diretto del gas nel processo produttivo, il preridotto e il forno elettrico ad arco che consentirebbe di dare maggiore flessibilità ai livelli produttivi. La flessibilità è un altro aspetto importante per riuscire a rispondere correttamente al variabile andamento della domanda che caratterizza il mercato siderurgico. In questo modo si possono garantire quei livelli occupazionali che sono una ricchezza sociale per il territorio, anche nelle industrie che costituiscono l’indotto di Ilva e che insieme ad Ilva devono conoscere un nuovo cammino di sviluppo".

TARANTO CAMBIERÀ VOLTO... "Gli standard e le tecniche della siderurgia internazionale sono gli stessi ovunque. Alla nostra particolare vocazione al preridotto e alla sicurezza, si aggiungono le competenze tecnologiche che ci sono state trasferite, in fatto di salvaguardia dell’ambiente, dai nostri azionisti di minoranza, i giapponesi di JFE, che detengono il 15% del nostro capitale e hanno una grande cultura di qualità e di basso impatto ambientale. In questo cammino non saremo soli, insieme agli altri membri di AcciaItalia, faremo ripartire una grande acciaieria e cambieremo il volto di Taranto: sarà un connubio tra le nostre competenze e l’esperienza dei nostri soci italiani".

NON SOLO ACCIAIO "Non abbiamo parlato con la comunità locale e non conosciamo ancora le loro esigenze. Di sicuro la priorità è la salute. Per il resto porterei a Taranto la filosofia che caratterizza la nostra attività in India. Dove abbiamo gli impianti, dialoghiamo molto con la comunità, contribuiamo alla sua crescita sociale, investiamo nella sanità, nello sport e nell’educazione dei giovani. A Taranto, per esempio, condivido il desiderio di Del Vecchio: finanziare e sostenere gli ospedali dedicati ai bimbi che hanno malattie dovute all’inquinamento".

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