TARANTO: C'erano una volta... Mimmo D'Antò

TARANTO
Vincenzo Corallo
02.10.2016 10:35

Siamo nella stagione 1999-2000 con il Taranto del presidente Papalia partito con il chiaro obiettivo di tornare tra i professionisti. Nel mercato estivo, il sodalizio ionico si assicura le prestazioni dell'esperto Mimmo D'antò. Prelevato in C2 dalla Turris, l'attaccante campano collezionerà 33 presenze e metterà a segno ben 12 gol. Rapidità, tecnica e senso del gol, erano queste le caratteristiche dell'attaccante di Acerra che gli permisero da subito di entrare nelle simpatie dei supporters rossoblù. 
- Ciao Mimmo e bentrovato con il pubblico di fede rossoblù. Nella tua avventura nel capoluogo ionico, cosa ha significato per te indossare la maglia del Taranto? Raccontaci cosa amavi in particolare della città e cosa ricordi dei magnifici tifosi ionici.
"L’avventura in terra ionica è stata una tappa importantissima nella mia carriera da calciatore. Giocare in una piazza così prestigiosa è stato un vero onore. Aver indossato la maglia del Taranto giocando davanti ad un pubblico così caloroso, è stata un esperienza indimenticabile. Di Taranto amavo tutto, il cibo la città e ovviamente il mare. Porterò per sempre nel mio cuore il popolo rossoblù ,unico nel farti sentire un calciatore importante".
- Nella stagione 1999-2000 sei stato uno dei protagonisti che porterà il Taranto a sfiorare la promozione diretta in C2. Che ricordi hai di quella squadra e di quella stagione che vide il Taranto arrivare secondo in classifica alle spalle del Campobasso? 
"Quella stagione è stata davvero esaltante, avevamo un gruppo fantastico composto da giocatori molto forti: Spagnulo, Dell’Oglio, Ferri, D’Isidoro, Campioli, Stasi, Rubino, Zangla, Pizzolla, Migliozzi, una grande squadra guidata da mister Carrano, un vero maestro per tutti noi. Dopo una lunga cavalcata che ci consentì di raccogliere ben 75 punti in classifica, non riuscimmo purtroppo a conquistare la promozione in C2. Fu una lotta estenuante tra noi ed il Campobasso , con la squadra molisana che alla fine arrivò davanti a noi con un solo punto di distacco. Una delusione per tutto il popolo rossoblù che meritava assolutamente la vittoria di quel campionato".
- I tifosi del Taranto sono unici del dimostrare l’attaccamento alla maglia, che è sempre andato oltre alla categoria di appartenenza della squadra. Nella stagione vissuta a Taranto che ha visto lo Iavocone risultare più volte una bolgia, qual'è la partita che ricordi più volentieri?
“I tifosi rossoblù sono tra le tifoserie più importanti nel panorama calcistico italiano. In quella stagione il loro apporto alla squadra fu speciale, la loro passione e l’amore verso la maglia risultarono di fondamentale importanza. Ricordo diverse partite dove il pubblico ci diede una carica incredibile aiutandoci a tirare fuori il massimo da ognuno di noi. Locorotondo, Rutigliano e Campobasso sono le tre sfide casalinghe nelle quali mi sembrò di giocare in serie A".
- Dopo diversi anni nell'inferno dei dilettanti il sodalizio ionico è riuscito a tornare tra i professionisti usufruendo del ripescaggio. La società dopo uno sforzo economico non indifferente ha chiaramente dichiarato che l'obiettivo primario di questa stagione sarà la salvezza. Dall'alto della tua esperienza calcistica, che idea ti sei fatto dell'attuale squadra e del girone C della Lega Pro?
"Finalmente la città di Taranto ha potuto gioire per un traguardo molto importante. Erano troppi anni che la compagine ionica annaspava nell’anonimato dei dilettanti, un delitto per una realtà sportiva con un bacino d’utenza così importante. Faccio i complimenti all’attuale società che con dedizione e spirito di sacrificio, ha riportato il Taranto tra i professionisti. L’attuale rosa credo che sia abbastanza competitiva per riuscire ad ottenere una salvezza tranquilla. In un campionato difficile ed incerto come quello del girone C, sono convinto che la tifoseria ionica risulterà un fattore molto importante per le gare interne della squadra".
 - Un calcio italiano che negli ultimi 15 anni à andato sempre più regredendo: i settori giovanili importanti scarseggiano e le società sembrano puntare molto sugli stranieri. Che idea ti sei fatto su questo calcio malato che continua a mietere vittime illustri anno dopo anno?
"Il calcio attuale è totalmente cambiato, sono sempre meno i giocatori che dimostrano dedizione e attaccamento alla maglia. Purtroppo è un calcio malato, dove spesso gli addetti ai lavori sono costretti a pagare profumatamente per giocare ed allenare. Devo ammettere che molti anni fa c’era più rispetto e più amore per i colori di appartenenza, oggi invece si bada più all’aspetto economico perdendo di vista valori imprescindibili. Se il calcio italiano è in crisi lo si deve anche alla mancanza di settori giovanili che permettono alle società di sfornare grandi campioni. Credo che sia sbagliato puntare sui giocatori stranieri, anche perché l’Italia per tradizione è un paese che ha offerto sempre grandissimi giocatori al calcio mondiale".
- Di cosa si occupa oggi Mimmo D'antò? grazie mille per la tua disponibilità e come da routine ti chiedo di fare un saluto ai tifosi rossoblù assidui lettori di Blunote.
"Sono rimasto nel mondo del calcio, alleno i ragazzi dedicandomi alla scuola calcio del mio paese. Insegnare calcio ai ragazzini è meraviglioso e gratificante, ti consente di trasmettere quei valori fondamentali che dovrebbero essere alla base dello sport in generale. Voglio ringraziare tutti i tifosi ionici per l’affetto che nutrono ancora nei miei confronti, non vedo l’ora di tornare allo Iacovone per vivere da vicino il ruggito della mitica curva nord. Colgo l’occasione per fare un caro saluto a tutti i lettori di Blunote".

 

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