Chi è Trefoloni, il designatore finito nel mirino di Giove?

Perché il presidente del Taranto lo ‘accusa’? Abbiamo ripercorso la carriera di arbitro e dirigente per capire meglio la sua figura

Serie D
Vito Galasso
17.05.2019 15:37

Matteo Trefoloni, 48 anni, designatore della Can D

J'accuse! Massimo Giove si traveste da Émile Zola e porta avanti la sua azione di denuncia pubblica nei confronti della classe dirigente arbitrale del campionato nazionale di Serie D. In un’intervista rilasciata alla nostra testata mercoledì 15 maggio, il patron del Taranto aveva ammesso un po’ avvilito: «Non intendo accampare scuse per giustificare la mancata promozione, ma credo sia sotto gli occhi di tutti che delle tre squadre di testa, il Taranto sia stato il più penalizzato dentro e fuori dal campo. […] Personalmente, sto preparando un dossier perché mi risulta che diversi arbitri, autori di disastri, sarebbero in odore di promozione in C a discapito di tanti direttori di gara bravi e preparati che rimarranno in D. Questa mia iniziativa è tesa a evidenziare la gestione fallimentare di Matteo Trefoloni per evitare che in futuro si verifichino ulteriori disastri, visto che nelle serie minori il regolamento non prevede il Var». 
Ma chi è Matteo Trefoloni? Nato a Siena il 31 marzo 1971, è tecnico in un laboratorio di microbiologia. Sin da giovane si avvicina al calcio, giocando prima nella formazione dilettantistica del Golden Boys e dedicandosi poi all’arbitraggio. Al professionismo arriva nel 1998, mentre in serie A debutta nel 2001 dirigendo l’incontro tra Udinese e Torino. Sin da subito viene considerato il nuovo Collina tant’è che nel maggio del 2002 vince la tredicesima edizione del Premio Bernardi, destinato al miglior arbitro esordiente del massimo campionato italiano, e nel gennaio del 2004 diventa direttore di gara internazionale. Lo conoscono molto bene i tifosi laziali, i quali il 14 marzo 2004 nella curva Nord dello stadio Olimpico di Roma esposero un enorme cartellino rosso con striscioni annessi: «Stavolta ti espelliamo noi. E dopo la partita ti aspettiamo». I supporters biancocelesti ce l’avevano con lui per via di torti arbitrali che si protraevano dal 2002. Fortunatamente a fine gara non successe nulla, ma fu un episodio insolito perché per la prima volta una tifoseria dedicò uno striscione a un arbitro. 
Come altri colleghi, viene travolto dallo scandalo Calciopoli subendo un deferimento dal Procuratore federale Stefano Palazzi con l’accusa di aver presentato un falso certificato medico allo scopo di evitare la designazione per Roma-Juventus del 5 maggio 2005 e l’allontanamento dai campi da gioco da parte dell’AIA in via cautelativa. Nel gennaio del 2007, però, la Caf (Commissione di appello federale) lo proscioglie dall’accusa di violazione dell’articolo 1 del Codice di Giustizia sportiva e dell’articolo 40 del Regolamento dell’AIA. Trefoloni è innocente e torna ad arbitrare. Si mette in mostra in un match di Champions League tra gli scozzesi del Celtic e i danesi dell’Aalborg: espelle, infatti, un giocatore scandinavo piuttosto che un altro, che era il vero autore dell’infrazione. «Trefoloni merita una menzione speciale», scrivono il giorno dopo i giornali britannici con una buona dose di ironia. Questo scivolone gli costa un turno di stop e dalla stagione successiva il declassamento dalla prima fascia di merito europea. 
Continua a mantenere il fischietto fino al 2010 (127 arbitraggi in serie A), quando su sua richiesta viene dismesso dalla CAN A e B. Nel 2011 il Comitato Nazionale dell’Associazione Italiana Arbitri, nella persona di Marcello Nicchi (anche lui toscano), lo nomina Presidente del Comitato Regionale toscano e l’anno seguente, dopo un protocollo di cooperazione con la Federazione del Kazakistan sottoscritto dalla FIGC, diventa formatore degli arbitri kazaki. Per la sua attività nel CRA Toscana ottiene il premio biennale Città di Lucca 2017 e pochi mesi dopo il riconoscimento viene nominato designatore della CAN D. Una carriera in continua ascesa che viene macchiata nel novembre del 2018, allorquando la Procura di Prato procede alla richiesta di rinvio a giudizio per frode sportiva per la partita del campionato di eccellenza Sestese-Nuova Chiusi dell’aprile 2017. L'accusa mossa a Trefoloni, in quanto presidente del comitato regionale arbitri della Toscana, è quella di aver preso accordi con l’ex patron della Sestese, Filippo Giusti (che ha patteggiato a indagini in corso), e con Fabio Bresci, vicepresidente della Lega nazionale dilettanti, per designare un arbitro che avrebbe favorito la formazione di casa nello spareggio play-out. La presunzione di non colpevolezza afferma che un imputato è considerato innocente sino alla condanna definitiva, ma con il polverone sollevato da questa “Calciopoli toscana” nessuno ha mosso un dito. Nemmeno l’AIA ha deciso di sospenderlo in via precauzionale come fece con lo scandalo di rilevanza nazionale.

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