Taranto: Elisabetta Zelatore, "Penelope" del Sud...

TARANTO
Redazione
13.10.2016 19:22

"Il mio nome è Elisabetta, ma in realtà mi chiamo Penelope. Sì, Penelope perché ci vuole pazienza, costanza e speranza per fare il presidente a Taranto. Sono come la moglie di Ulisse: di notte disfo la tela che tesso di giorno...". Comincia così una lunga e interessante intervista che il presidente del Taranto, Elisabetta Zelatore, ha rilasciato al Corriere dello Sport. Il numero uno rossoblu ripercorre quasi tutti i passi della sua gestione toccando anche argomenti extracalcistici, come quello legati all'ambiente: "Taranto sarebbe un parardiso se non ci fosse il mostro". Il mostro non può che essere quell'Ilva che ha fatto da sfondo ai festeggiamenti per il ripescaggio in Lega Pro del 4 agosto: "C'è stata un'esplosione di gioia collettiva - ricorda Elisabetta Zelatore -, un gigantesco urlo liberatorio per scrollarsi di dosso anni e anni di frustrazione sportiva. È stato come se la città intera avesse dato una risposta vitale al mostro...". 

IL NOSTRO CALCIO "La nostra idea - spiega Elisabetta Zelatore al Corriere dello Sport - è che si possa fare calcio scegliendo le persone giuste da mettere al posto giusto. Ricordando cosa significhi impegnarsi nel sociale. Taranto è una città difficile, ferita dalle vicende negative che l'hanno colpita in questi anni, come il dissesto economico. Eppure, è una città generosa, lo ha dimostrato nel periodo dell'emergenza profughi. Sono entrata nel calcio dopo aver condiviso, con Tonio Bongiovanni, l'esperienza del volley. Tonio è stato vice presidente di Lega, io ho lavorato nella commissione bilancio. Il nostro obiettivo è il pareggio di bilancio anche nel calcio. La struttura societaria è agile, anche se non abbiamo un direttore sportivo, sono io il diesse".

NO SINDACO "Ringrazio tutti per la considerazione, ma se facessi il sindaco non potrei continuare a essere il presidente del Taranto. Voglio impegnarmi per la comunità e nello sport, che rappresenta una primaria attività sociale".

COSE SEMPLICI "A noi non interessa avere una barca o un villone, ci piace lavorare per il prossimo. Il Taranto è molto più di una squadra di calcio per Taranto. È una realtà identitaria, un elemento antropologico importante per la comunità. Quando qualcuno mi chiede chi me la faccia fare, rispondo che siamo convinti di potercela fare...".

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