Sistema traballante, i pasticci del commissario e il giustizialismo che mette tutti in pericolo

18.07.2018 17:25

Come in tutte le estati, una temperatura rovente “avvelena” il calcio. Lo sport più amato dagli italiani. Società gloriose che spariscono. Fidejussioni “ballerine”. Cordate “immaginarie” e processi pericolosi.

La novità di quest’anno? “Sganassoni” sonori dalla Giustizia Sportiva ad una gestione commissariale priva di contenuti e di vere riforme. Abbarbicata al potere e succube del Coni. Succube del sempre presente Giovannino Malagò. Una gestione commissariale che è stata “scaricata” anche dalla politica. Dal Ministro dello sport Giorgetti. Bacchettata, in malo modo, pure dal Tribunale Federale Nazionale della stessa Federcalcio.

Merita qualche riflessione l’intervista rilasciata, dal citato onorevole Giorgetti, alla Gazzetta dello Sport. La testata sportiva più seguita in Italia. Giorgetti, con semplicità e buon senso dice, in un passaggio, che “se oltre il 70 percento delle comparenti chiede di fare un’assemblea credo che non si possa dire di no”. Si dirà che Lega non è amica di Malagò. Che la politica non deve entrare nel mondo di una federazione. Va però rilevato che la voce del personaggio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega allo Sport, non è certamente quella dell’ultimo arrivato. Ovvero di uno sprovveduto.

Poi è anche ora di finirla. Diciamolo francamente. Questa gestione commissariale, come da noi già lamentato da mesi, dopo una pletora di proclami cosa ha prodotto: un topolino. L’inserimento delle seconde squadre in Serie C. Con provvedimento frettoloso ed in violazione delle norme. Niente sulla riforma dei Campionati. Sui poteri da dare alla Covisoc per controlli reali. Niente per i Settori giovanili. Negare l’assemblea al 73 percento degli aventi diritto al voto equivale, palesemente, ad un puerile tentativo, da prima repubblica. Tutto pur di rimanere abbarbicati alla poltrona. Un commissario entra in gioco quando vi è la impossibilità di governare. Si sostituisce al Consiglio Federale, con tutte le componenti rappresentate, ma quando (finalmente) vi è un accordo per ridare stabilità al sistema, ci si mette da parte. Si convoca l’assemblea e fine dei giochi. Le riforme. Gli adeguamenti statutari richiesti dal CONI. Saranno fatti dal Consiglio Federale, non c’è nessun bisogno del Commissario. La polemica sul nome del candidato (certo che un nome nuovo, un manager, magari donna, sarebbe stata una scelta più felice) è chiaro indice che ci sia solo la volontà di mantenere il potere sulla più grande Federazione sportiva italiana. Quella delle riforme è solo una scusa. Si vuole comandare sino alla fine ed imporre i propri nomi. Il resto sono soltanto chiacchiere e “distintivo”. Come recitava quel famoso attore.

Ove, come sembra, le componenti si rivolgessero davvero al Collegio di Garanzia (dove Malagò più che probabilmente si sente forte) e poi al Tar del Lazio (che potrebbe ordinare al Commissario la convocazione dell’Assemblea) allora la sconfitta sarebbe ancora più concreta. Il presidentissimo del Coni, commissario della Lega di A ma di fatto anche della Federcalcio, dovrebbe proprio fare non uno ma cento passi indietro. Dimettendosi anche dall’Organo che dovrebbe sovraintendere alle Federazioni. Non governarle.

Anche dal punto di vista tecnico, il duo Malagò-Fabbricini ne ha fatte più di Carlo in Francia, come da noi detto con insospettabile anticipo. Il bando dei diritti televisivi, con relativa aggiudicazione a Mediapro, è stato fatto saltare dal Tribunale di Milano. Di conseguenza non si comprende quali consulenti abbia usato Malagò prima di emanarlo. Facendo aggiudicare i diritti attraverso un’asta all’evidenza sballata.

C’è da dire che anche l’ottimo Fabbricini non si fa mancare nulla (ma l’Ufficio Legale della Federazione cosa combina). E’ di ieri la decisione del Tribunale Federale Nazionale che ha annullato i principi con i quali la Federcalcio ha costruito le graduatorie per i ripescaggi (!). Non è cosa da poco visto che Bari e Cesena sono oramai escluse dal mondo professionistico. Si sono liberati ben due posti in Serie B. Non in Promozione. Il Novara è diventato il primo degli aventi diritto.

Il ricorso ex articolo 43 bis, del Codice di Giustizia sportiva, è un fatto eclatante e consente di impugnare una decisione del Consiglio Federale (oggi del commissario). Ma non è una cosa normale che un Tribunale Federale smentisca il proprio capo… Abbiamo avuto notizia che una società di Bassano del Grappa stia percorrendo la stessa strada. Vuole impugnare il trasferimento del Bassano Virtus a Vicenza. Dove Renzo Rosso si è fatto trasferire per risparmiare sul pagamento degli ex tesserati del Vicenza. Anziché seguire le norme e pagare il debito sportivo. Per risparmiare sul pagamento degli ex tesserati (Associazione italiana calciatori batti un colpo). Rosso ha gettato nel caos il calcio a Bassano del Grappa. Dove non c’è una squadra, dove c’è uno stadio vuoto. Dove il settore giovanile è stato mandato in malora. Dove il Sindaco è furioso. Eppure le norme sono chiare: bisogna pagare tutto il debito sportivo e il trasferimento può avvenire solo in Comuni confinanti. Tutto questo è stato calpestato. In nome di esigenze straordinarie che si fanno fatica a comprendere. Non vorremmo che anche questa volta il Tribunale Federale sia chiamato a fare chiarezza (giustizia).

Per carità, fare rinascere il calcio a Vicenza è meritorio, ma il buon Rosso avrebbe potuto/dovuto seguire/rispettare le norme. Aggiudicarsi l’azienda della fallita. Pagare tutti i tesserati. Ripartire con una nuova società a Vicenza.

Il Bassano, a quel punto, poteva essere venduto ad un altro imprenditore locale. Si parla comunque di due società professionistiche, tutto sarebbe avvenuto nella legalità. Il buon Fabbricini (e l’Ufficio Legale Federale) avrebbe fatto più bella figura a dire di no. Le norme ci sono ed è opportuno rispettarle. Proprio nel rispetto del sistema calcio.

Si diceva di una cosa che a noi, voce perennemente fuori dal coro, piace poco. La Giustizia sportiva ed i processi in corso rischiano di smentire il risultato del campo. A dire il vero in precedenza lo hanno già fatto.

I processi di ieri a carico del Parma (per illecito sportivo) e del Chievo sono assai diversi fra loro. Ancora una volta non ci sentiamo di condividere gli istinti “forcaioli” di tutta la stampa sportiva e non. È vero che i “messaggini” del signor Calaiò sono stati a dir poco “sprudenti” Per non dire peggio. Eppure il tentativo di illecito finisce lì. Niente soldi, niente buste, niente scommesse. Sanzionare la società con punti di penalizzazione in Serie A sarebbe già una pena afflittiva. Fare perdere la categoria per il gesto sciocco, di un imprudente, a noi pare ingiusto. Ancora più pericoloso, ma sull’argomento ritorneremo dopo la decisione del Tribunale, il processo al Chievo. Qui i giornalai hanno sparato a zero sulle plusvalenze, sulla cessione di giocatori supervalutati. Ma attenzione. L’unico organo che per legge (sempre quella “benedetta” 91 del 1981) è preposto al controllo delle società professionistiche è la Covisoc. Ebbene il Chievo e il Cesena si sono “iscritte regolarmente” ai Campionati negli ultimi tre anni senza che nessuno abbia detto nulla. E perché?

Perché valutare quanto valga un calciatore è esercizio difficile se non impossibile. La valutazione la fa il mercato, la domanda, lo sceicco di turno. Molto semplicemente la Covisoc non entra nel merito della valutazione dei calciatori. E allora chi lo può fare?Detto nella maniera più semplice: nessuno. Meno che mai la Procura Federale che improvvisamente si “sveglia” e si mette a valutare calciatori per gli ultimi tre anni di Chievo e Cesena. Un azzardo pericolosissimo. Se la tesi della Procura venisse accolta (una richiesta di 15 punti di penalizzazione che sa di debolezza) il sistema professionistico italiano potrebbe crollare. Il sistema delle compravendite incrociate è infatti largamente in uso da anni. Vero Genoa e Milan? Se la Procura, cioè una parte non legittimata, decide quanto vale “in soldoni” un calciatore, tutte le società di Serie A sono pronte per essere penalizzate.

Attenti quindi ad essere giustizialisti, “mala tempora currunt sed peiora parantur”… preferibile essere prudenti.

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