Esilaranti ‘Calendar Girls’ guidate dalla geniale Angela Finocchiaro

Cultura, musica e spettacolo
Redazione
21.02.2018 00:59

DI MARIA PASTORELLI

Si apre il sipario del grande Teatro Orfeo e appaiono le verdi Colline dello Yorkshire, un paese completamente avvolto dalla nebbia e dalle piogge. Donne di mezz'età che si riuniscono il giovedì in una stanza del Women's Institute locale per passare pomeriggi in fumogene lezioni di tappezzeria, uncinetto, composta di prugne e scienza dei broccoli. I mesi si ripetono uguali gli uni agli altri nel monotono ma rassicurante tram tram della noia. La più grande e gioiosa soddisfazione insieme? La gara delle torte più buone. E la vince lei, l’attrice cult del cinema italiano, Angela Finocchiaro, con le sue mille espressioni buffe e le sue taglienti verità fra i denti. Corpo incurvato e flessibile e simpatia da vendere. Questa è la quotidianità tra di loro e la giostra dei divertimenti mescolata a quella dei ricordi fino a quando non irrompe un autentico dramma che coinvolge il marito di Annie, una donna che fa parte dell'associazione, che si ammala e muore di leucemia. Questo evento è così sconvolgente, così destabilizzante che tutte le amiche di lei decidono di realizzare qualcosa di altrettanto scioccante e inimmaginabile e cioè spogliarsi nude per un calendario a scopo di beneficenza (raccogliere fondi per l'ospedale locale). Malumori, invidie, scetticismo, imbarazzi, dubbi, ritrosie, la rispettabilità di alcuni minacciata, amicizie e matrimoni che si incrinano. Scompiglio e disordine fra le giovani adulte, insomma! Eppure il coraggio, l'autoironia di queste 12 donne che infrangono la regola di non mostrare il corpo a meno che non sia da pin up, e di farlo con allegria eppure serietà, vincono: le "ragazze" del calendario vengono notate e immortalate dalla stampa e da Yorkshire e la loro iniziativa rimbalza a Londra e poi a Hollywood. Tutto è narrativa mente i riflettori, il successo, i soldi, la vita rivoluzionata le rendono delle star mondiali.
Tutto quello che queste attrici meravigliose e così tanto british sono riuscite a mettere magnificentemente in scena è accaduto davvero, in un paese nelle valli di Yorkshire Dales, a Rylstone. E' accaduto a donne come Lynda Logan e Tricia Stewart, 60 anni la prima 54 la seconda, che parecchio tempo fa hanno presentato anche il film ispirato alla loro vicenda, Calendar Girls, una commedia brillante per la regia dell'inglese Nigel Cole, ammirato per il suo primo lungometraggio L'erba di Grace (anche nel film la protagonista una over 50, commerciante di cannabis). Il film si accoda al successo che ha avuto quando è stato presentato in anteprima al festival di Locarno, dove ha strappato gli applausi di 9 mila spettatori (molti l'hanno già definito un Full Monthy al femminile).
“Quando abbiamo iniziato certo non ci aspettavamo quello che poi è successo" confessa la Stewart, che nella storia vera è stata l'ispiratrice del calendario che nell'aprile del '99 ha creato il "fenomeno", fino al film e a una nuova edizione dei dodici mesi per il 2004. "Tutto sommato in cinque anni non ci siamo deteriorate così tanto" fa con quell'humour leggero e chic la Stewart, lo stesso che caratterizza il suo personaggio nel film, interpretato da Helen Mirren (Gosford Park, La pazzia di re Giorgio, Prime Suspect). Ma è tutta l'atmosfera del film ad essere leggera, pur nella "pesantezza" della tragedia raccontata e in qualche sbavatura sentimentale nella narrazione.
Si aspettavano di fare un migliaio di copie e di tirar su una grossa cifra per aiutare il centro di ricerca sulla leucemia di Londra. E invece le "ragazze" con le rughe e la ciccia in più hanno stampato calendari per 300mila copie e messo insieme 1 milione di euro. La prima edizione del calendario, venduta in Gran Bretagna e negli Stati Uniti nel 2000, ha suscitato l'attenzione di Hollywood - dove le calendar girls sono andate ospiti, come si vede anche nel film, del popolarissimo John Leno Show - la realizzazione del film e l'idea di ripetersi nel 2004 con un nuovo calendario che in Italia verrà distribuito dalla casa editrice inglese Penguin.
“Certo, la nostra vita è cambiata" ammette Lynda Logan, il cui marito è anche il fotografo del calendario, "ma se non possiamo negare la tentazione e la seduzione di andare in giro per il mondo ed essere ospitate ovunque come star, di contro siamo attente e fedeli al nostro scopo: continuare a cercare fondi per la ricerca, anche a costo - pure degli altri - di continuare a spogliarci".

Tutto avrebbe dovuto concludersi nel giro di poche settimane, e invece le calendar girls hanno prolungato e ampliato obiettivi e progetti. Trascurando anche i loro lavori "originari" (la Stewart ex fornitrice di software, la Logan titolare di una galleria d'arte): "Nel film si racconta anche della guerra fatta da amici e familiari alle "pazze" ultracinquantenni che si spogliano, ma tutte noi, nella realtà, siamo sempre state appoggiate dalle nostre famiglie e persino dai ministri religiosi locali". Unico "incidente", quando è arrivata la proposta del film e in tanto gioioso e altrettanto esuberante disordine"il gruppo originario si è spaccato - spiega la Stewart - cinque di noi si sono tirate indietro perché volevano tornare a una vita "normale".

Ma, visto che la vedova "vera" interpretata nel film da Julie Walters, protagonista dei primi due film di Harry Potter, ha dato il suo assenso ad andare avanti, le calendar girls non hanno avuto paura e hanno deciso che insieme a quelle del calendario, anche le royalties del film sarebbero state devolute al fondo per la ricerca sulla leucemia.

Per un messaggio pieno di contenuti, un linguaggio che sarebbe piaciuto a Italo Calvino, quello della "sottrazione di peso" e appunto della leggerezza. "Ci hanno detto che abbiamo cambiato l'immagine del Women's Institute e la percezione che il mondo ha delle cinquantenni" racconta la Stewart. "Non so, forse è così, ma quel che è più importante è che abbiamo fatto tutto con allegria e con la voglia di prenderci in giro, di sdrammatizzare e dimostrare che si può essere senza età: la morte non si può fermare , ma anche la vita non si ferma mai". E come i girasoli, simbolo nel film del movimento verso la luce che le attrici nel film indossano nelle foto per schermare zone del corpo, e come i fiori, nelle donne "ogni stadio del loro sviluppo è il più bello . Ma l'ultima fase...è sempre la più radiosa".

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