Editoriale: Quel finto perbenismo diventerà un alibi...

TARANTO
Dante Sebastio
23.03.2017 15:04

Non siamo d'accordo. Il rinvio a data da destinarsi di Taranto-Paganese non risolverà il problema della violenza e non inviterà alla riflessione chi, già di per sé, è abituato a non riflettere, ma ad agire secondo comportamenti animaleschi e privi di qualsiasi cultura. La decisione di annullare l'incontro dello "Iacovone" programmato per domenica prossima non ha i connotati del gesto esemplare, ma dell'atto dovuto fine a se stesso. Nemmeno una settimana fa, in occasione della 30a Giornata, Lega Pro e Aic decisero di far cominciare le gare con un quarto d'ora di ritardo per sensibilizzare il mondo dello sport sulle aggressioni subite dai calciatori di Matera e Catanzaro. A cosa è servito questo ritardo simbolico? A nulla! La violenza vigliacca e ignorante non si combatte così, ma cercando di estirpare il male alla radice, infliggendo pene esemplari e severe nei confronti di chi si macchia di atti delinquenziali. Lo stadio non deve essere più zona franca.

RINVIO DANNOSO Un rinvio che potrebbe risultare dannoso per il Taranto. Dopo due sconfitte di fila, affrontare in casa la Paganese avrebbe potuto significare il pronto riscatto, invece i rossoblu torneranno in campo a Francavilla per poi affrontare tre gare in una sola settimana. Sarebbe stato più corretto fermare tutta la Lega Pro e studiare un piano con le istituzioni per cominciare a infliggere pene severe e durature.

IMMAGINE E ALIBI Trenta incappucciati hanno infangato il buon nome della città, è vero, ma è bene si sappia che si tratta solo di 30 persone, che non rappresentano il resto della tifoseria, che soffre in dignitoso silenzio, con la morte nel cuore e senza gesti eclatanti. Taranto non è nuova a episodi del genere, almeno una volta ogni anno i calciatori vengono fatti oggetto di violenze, eppure questa gente continua a camminare indisturbata e a testa alta. È vero, il match di Messina, un vero e proprio scontro diretto, è stato uno spettacolo mortificante, ma ci sono modi e modi per esprimere il proprio disappunto. Come? Sarebbe bastata una normalissima contestazione verbale per tentare di pungolare l'orgoglio di un gruppo che sembra aver smarrito la voglia di lottare.  Messaggi verbali che possono toccare la dignità di un calciatore che vuole essere considerato un professionista in tutto, soprattutto di moralità. La violenza, invece, finisce col diventare l'ennesimo alibi per sottrarsi alle responsabilità uscendone da signori. Se il Taranto dovesse retrocedere, ci sarà sempre la scusa dell'aggressione per giustificare un'annata deficitaria.

NON ABBANDONATE LA NAVE Il rinvio servirà alla squadra per metabolizzare l'aggressione, ma secondo le solite voci di corridoio, almeno sette calciatori avrebbero chiesto la risoluzione del contratto. Ecco, chiediamo ai calciatori di non abbandonare la nave, finirebbero per darla vinta a quei 30 che non rappresentano in nessun modo, e lo ripetiamo, la tifoseria e la città. E poi, oggi Taranto è un posto sicuro perché le antenne di chi deve vigilare sono dritte...

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