Musica, Arte e Caffè: La musica e i progetti dei Blind Buzz a 360°

Cultura, musica e spettacolo
Francesco Caroli
11.09.2017 13:00

Se tra le vostre mete serali ci sono le birrerie del centro e i localetti un po’ alternativi sparsi sulla litoranea, almeno una volta a settimana vi sarà capitato di imbattervi in una band del posto, più o meno brava, che si esibisce per un’oretta, accompagnando la discesa della vostra birra verso lo stomaco. Se siete stati abbastanza fortunati, avrete avuto l’occasione di sentire i Blind Buzz, band tarantina di cui vi consigliamo di ricordare il nome ed il ricordo che ne avete, perché tra qualche anno possiamo essere sicuri di dover pagare per vederli suonare. Nati dalla collaborazione di Alessandro Nardelli (batteria e voce) e Matteo Coppola (chitarra ritmica e solista) con Daniela Delli Noci (basso) e Giulio D’Alfonso (chitarra ritmica e solista), questi giovani ragazzi hanno affascinato buona parte del pubblico che si è trovato ad ascoltarli grazie ai loro inediti armoniosi, arrivando ad essere causa di preferenza tra un locale ed un altro in base a dove si esibiscono. Oggi vogliamo regalarvi quello che fra qualche anno speriamo possa essere un pezzo di storia: un’intervista esclusiva, la prima per la band, dove i Blind Buzz raccontano della loro breve carriera fino ad ora e dei loro progetti futuri.

 

Ciao ragazzi, per iniziare potete parlarmi un po’ di voi. Com’è nato questo progetto e da dove esce il nome Blind Buzz?

Alessandro: “Beh, il progetto è nato quasi per caso; Diciamo che un po' tutti e 4 eravamo insoddisfatti dalle nostre band precedenti e volevamo trovare qualcosa che ci appagasse musicalmente, o almeno che potesse soddisfare i nostri gusti Ci siamo adocchiati tempo addietro in occasione di un contest, e da lì io e il mio chitarrista da tempo immemore, Matteo, orfani di gruppo, ci siamo detti 'Ehi ma quei due tipi sono bravi a suonare, che ne dici se ci chiudiamo in sala prove con loro e vediamo cosa esce fuori?'. Sbem. Prima prova, circa 4 inediti. Avevamo trovato tutti il perfetto 'compagno di sound'. Ed ecco come nasciamo, col proto-nome di 'Applausi Post Atterraggio', prontamente cestinato dopo la prima esibizione - per ovvi motivi - in favore del nome attuale, poiché un nome inglese sarebbe andato maggiormente d’accordo col nostro genere musicale. Il nome sostanzialmente nasce dal fatto che il nostro chitarrista, Giulio, è daltonico, quindi 'colorblind' in inglese, ed io ho meno diottrie di un 80enne, dunque da li 'Blind', e 'Buzz' deriva dalla definizione inglese di 'ronzio', e viene utilizzato anche per indicare una sensazione; Dunque 'Sensazione Cieca' o 'Rumore\Ronzio Cieco'. E poi dai, suona figo.”

 

Vi definite in un genere preciso? Quali influenze avete?

Alessandro: “È sempre stata una domanda complicata, a cui non credo si possa dare una risposta ben precisa. Di solito quando ce lo chiedono rispondiamo ‘Alternative Rock’, che sostanzialmente vuol dire tutto e niente. Ma ci si può fare un'idea generale citando le nostre influenze maggiori, quali i Red Hot Chilli Peppers, i Rage Against The Machine, i Radiohead, i Muse, anche per poche parti i Nirvana, i Verdena, insomma l'ossatura del nostro sound si attesta più o meno tra quelle fila. Non mancano però anche influenze derivate da altri generi, come il pop, il rap o l'elettronica (The XX, Chet Faker ecc.)”

 

Le vostre canzoni sono in lingua inglese. Come mai questa scelta e perché non cantare in italiano?

Alessandro: “I nostri testi sono in inglese perchè è la lingua che, secondo il cantante, meglio si presta alle nostre composizioni a livello melodico. Poi l'italiano è 'rischioso', poiché mette a nudo davanti ad una piazza tutti i sentimenti più insiti dell'autore, e tra l'altro è molto 'dolce' e 'pregiato' per essere toccato da mani inesperte, perciò per il momento diciamo che il cantante prende bene le distanze dalla lingua madre. Anche se, a dirla tutta, un pezzo in Italiano ce l'abbiamo, ed è intitolato 'Grandine', in uscita nel nostro prossimo EP”

 

Chi scrive i testi e di cosa parlano?

Alessandro: “I testi li scrivo io, e per la maggior parte parlano di conflitti interiori, esperienze passate, relazioni dal dubbio finale… insomma, a parte qualche eccezione, i temi portanti sono quelli. Niente di troppo pretenzioso. Tanto alla fine le parole non si capiscono, quindi a chi interessa davvero? (ride, n.d.r.)”

 

Quali ambizioni coltivate nei confronti della vostra musica? Preferireste realizzarvi come artisti e restare prevalentemente “di nicchia”, o sareste disposti ad abbracciare un pubblico più vasto con un sound più forzato?

Daniela: “Nonostante la nostra giovane età e l'essere relativamente “nuovi” nel mondo della musica, abbiamo già avuto modo di fare diverse esperienze che ci hanno portato a decidere di preservare la nostra identità artistica. Sogniamo tutti di vivere di musica e stiamo provando a farlo, ma ciò non include necessariamente abbracciare un pubblico più vasto. Quello che più ci interessa è riuscire a comunicare attraverso la nostra musica ed essere liberi di plasmarla come più ci piace”

 

Parlatemi dei vostri progetti futuri. Avete qualcosa in programma?

Daniela: È da mesi che stiamo ormai lavorando al nostro primo EP che ci auguriamo di pubblicare entro la fine dell’anno. Conterrà 4 tracce e non abbiamo ancora deciso ufficialmente il nome. Non sono state poche le difficoltà che abbiamo riscontrato: essendo un po’ tutti sparsi in giro per l’Italia trovare il modo di far coincidere le sessioni di registrazione non è stato per nulla semplice. Al momento puntiamo ad ultimare questo lavoro, pubblicarlo e poi chissà, magari promuoverlo con un tour che non tocchi solo il territorio pugliese.

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