Cronaca: Massimo Brandimarte, "Mi candido a sindaco si Taranto"

CRONACA
Redazione
18.02.2017 23:45

Un nome nuovo si affaccia nell'agone politico tarantino come candidato sindaco, si tratta del giudice,in quiescenza, Massimo Brandimarte che ha sciolto la riserva ed ha accettato la candidatura, dopo una breve apparizione a Forum, il giudice era in predicato per un nuovo prestigioso incarico,ma l'amore per la sua città lo ha portato a scelte diverse, questo è quello che ha dichiarato una volta presa la decisione: “Difficile descrivere il moto ondoso delle emozioni, che mi assalgono in questo momento. Avevo quattro anni, quando mi persi per strada. Ero sfuggito per un attimo al controllo di mia madre. Piansi disperatamente. Il mio piccolo mondo era finito. Invece, mia madre stava alle mie spalle. Scriverò di getto, senza rileggere e correggere, per dare freschezza ed autenticità a quello che sento. Come nella lettera per una madre del film di Bellocchio, Fai bei sogni. Da grande, ho imparato che, invece, la speranza non si deve perdere mai. Spes non spem. Lo diceva Marco Pannella. Mio grande Amico degli ultimi tempi. Un concetto coniato da San Paolo, ma ripetuto con fede da un laico fa venire la pelle d’oca. Altro che laico! Un uomo tutto spirito. Spirito libero. Libero e spirituale. Finché tramonta il sole, tutto puoi fare tu. Così diceva Stefano Rosso. Senza un impegno nella società, mancheremmo alla missione della vita. E’ il motto della Comunità cristiana di Taizé, in Francia, dove si recava, di nascosto, e stazionava, in silenzio, Francois Mitterand, prima ancora di diventare Presidente. L’ho fatto mio. Da tempo. E’ responsabilità, verso se stessi e gli altri. Che siamo credenti oppure no. Ciò che facciamo in vita, riecheggia nell’eternità (Massimo Decimo Meridio). Per l’ennesima volta nella mia vita, il destino mi colloca dinanzi ad un bivio. Da un lato, una strada scorrevole, che potrei percorrere agevolmente, con l’esperienza accumulata, avendo già fatto il garante dei liberi e dei detenuti per 35 anni. Dall’altro, una strada impervia, tutta in salita, piena di ostacoli. Un calvario. Le due opzioni ti precipitano sulla testa all’improvviso. Si accavallano. Come uno scherzo del destino. Bisogna scegliere. Ho scelto la seconda. Perché sono stato sempre dalla parte del più debole, del maggior bisogno e delle sfide più difficili. Perché sono un folle ed un sognatore. Per questo mi nutro di musica. Per terapia. Ho ritirato ufficialmente la mia candidatura a garante regionale per le persone detenute. Per il rispetto dovuto al Consiglio Regionale. Mi si chiede accoratamente, dal gruppo S.D.S. ed alleati, di dare una mano alla città, dove sono nato e che considero la più bella d’Italia. L’aveva già detto il generale francese Pietro Laclos, luogotenente di Napoleone. Mi si chiede di accettare una candidatura a sindaco. Accetto l’invito. Lo faccio con tutto l’entusiasmo possibile. Perché sono un folle ed un sognatore. In campo, intravedo forze politiche, liste civiche e candidature di rilievo. Sarà un onore ed un privilegio confrontarmi con loro. Ma, non farò una campagna elettorale, perché non saprei farla. Non sono un politico di professione. Farò, semplicemente, una Rivoluzione. Quella saprei farla. Alla maniera mia. Pacifica. Coinvolgente. Galvanizzante. L’obiettivo? Restituire ai giovani il futuro rubato. Ritrovarsi con loro in una nuova isola di Wight, ripartendo da qui. Da Taranto. Si può. Restituire ai Tarantini un orizzonte nuovo, fisico, culturale, economico, spirituale. Taranto non più stretta tra un muraglione militare ed un’industria inquinante. Taranto può diventare La La Land della Puglia. Accetto la candidatura. Ma non mi dimenticherò mai dei bisogni dei detenuti e delle loro famiglie. Dei più deboli. Caro Federico Pilagatti, caro segretario regionale del SAPPE, che ho saputo esserti tanto prodigato per la mia ormai ex candidatura come garante dei detenuti, non mi dimenticherò nemmeno dei bisogni degli agenti e di tutti gli operatori penitenziari. Mi candiderò per essere il sindaco dei bisogni della gente in generale. Specialmente dei più deboli. Perché sono un folle ed un sognatore e mi auguro che questo cocktail di sentimenti possa avere un effetto contagioso, aggregante, perché united we stand divided we fall. Uniti si vince, divisi si perde. Accetto. Mi prendo questa Croce. Che Dio mi assista".

Di Adolfo Antonello Giusti

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